Ci si accapiglia fra Pdl e Pd sulla decadenza o meno da senatore di Silvio Berlusconi che dovrebbe essere decisa nei prossimi giorni dalla Giunta per le elezioni e le immunità, in base alla legge Severino del 2012 che sancisce l'incandidabilità al Parlamento o l' impossibilità di permanervi per chi sia stato condannato in via definitiva, per un reato doloso, a una pena superiore ai due anni. Che è esattamente il caso del Cavaliere condannato a quattro anni di reclusione, più all'interdizione dai pubblici uffici in misura ancora da determinare, per frode fiscale. Il Pd vorrebbe che la decadenza, se votata in maggioranza in Giunta e al Senato, che la deve ratificare, fosse automatica. Il Pdl invita a rifletterci su e a garantire i diritti della difesa.
Mi pare che i difensori di Berlusconi abbiano questa volta qualche buona ragione dalla loro. Non perché sulla legge Severino gravino dubbi di incostituzionalità come affermano alcuni nel Pdl e come è stato ventilato anche dal ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. Questa legge è valida 'erga omnes' e quindi non si vede quali profili di incostituzionalità possa avere. Un ricorso alla Consulta per questo motivo sarebbe un' inutile perdita di tempo. Ma anche se costituzionale non è detto che la legge Severino sia applicabile al caso Berlusconi. Perché nel diritto penale vale il principio generale della "irretroattività della legge". A meno che non sia più favorevole al reo, che non è il caso di Berlusconi. Per il leader del Pdl dovrebbe quindi valere il principio della irretroattività perché la decadenza del senatore si configura come una pena aggiuntiva che all'epoca in cui commise il reato di frode fiscale non c'era. Tutto dipende dalla natura che si attribuisce alla legge Severino, se cioè è una norma di carattere penale o amministrativo. Nel primo caso vale il principio della irretroattività, nel secondo no. E anche su questo si stanno azzuffando Pdl, Pd e autorevoli giuristi.
Ma tutte queste 'baruffe chiozzotte', come ha notato Giulia Bongiorno, uno dei migliori penalisti italiani, sono di lana caprina perché riguardano una questione secondaria. Comunque vadano le cose Berlusconi, in esecuzione alla sentenza di condanna, entro il 15 ottobre dovrà scegliere se essere preso in tutela dai servizi sociali o se scontare la pena ai domiciliari, dato che, in ragione della sua età, non può essere messo in carcere (in linea di massima, perché ci sono ottantenni, per giunta malati, in galera). Poniamo che scelga i domiciliari. Non potrà ricevere visite se non dai più stretti familiari e dagli avvocati. Non potrà ricevere né fare telefonate. Potrà uscire di casa, si tratti di Arcore o di qualche altra villa, per qualche ora solo se autorizzato dal Giudice di Sorveglianza. Se si azzarderà a uscire in orari non autorizzati troverà due robusti carabinieri che lo prenderanno per la collottola e lo risperiranno a casa o lo porteranno direttamente in carcere per l'ulteriore reato di evasione. Insomma anche se il Parlamento decidesse per la non decadenza da senatore, Berlusconi lo rimarrebbe solo nominalmente non potendo esercitarne le funzioni. E allora, a meno che non ci siano altre manovre sottobanco, non si capisce tutto questo 'rumore per nulla'.
Massimo Fini
Il Gazzettino, 6 settembre 2013