Quanto avvenuto a Roma alla stazione Termini è comico, esilarante e nello stesso tempo preoccupante. Ma non perché la polizia non ha intercettato l’uomo, qualsiasi pulotto con un po’ di esperienza sa distinguere un’arma giocattolo (che, benché a forma di mitra, era minuscola) da una vera ed è inoltre del tutto evidente che chi ha cattive intenzioni non gira con un mitra a tracolla visibile a tutti ma lo tiene nascosto nello zaino o sotto il giubbotto. Preoccupante è il panico collettivo che si è immediatamente creato fra i viaggiatori col rischio, questo sì reale, di farsi male magari calpestandosi l’un l’altro nel fuggi fuggi generale, panico che l’intervento massiccio delle forze dell’ordine, teste di cuoio comprese, ha contribuito ad alimentare.
In Europa le massime autorità non fanno che dichiarare “non abbiamo paura, non ci faremo intimidire, difenderemo i nostri valori” ma poiché valori non ne abbiamo più, a cominciare dal coraggio, e siamo totalmente svirilizzati basta un nulla, un niente per smascherare la nostra fifa blu. Mi chiedo cosa succederebbe in Italia il giorno che si presentasse un Isis in carne ed ossa. Con questa paura che ci portiamo addosso l’Isis non ha più nemmeno bisogno di fare attentati, gli basta annunciarli o anche contare semplicemente su qualche grottesco equivoco come quello cui abbiamo assistito alla stazione Termini. Tutto ciò mi ricorda una canzone di qualche anno fa de ‘I Giganti’ il cui refrain era “Non abbiamo paura della Bomba”. Ma bastò che un burlone gettasse un petardo sul palcoscenico perché i Giganti se la dessero a gambe e con loro tutto il pubblico fin lì plaudente.
Finirà per pagare il tipo che voleva regalare l’arma giocattolo a suo figlio e che ora è indagato per “procurato allarme”. Ma che colpa ne ha lui se siamo diventati un popolo di conigli?
Massimo Fini
Il Fatto Quotidiano, 28 gennaio 2016