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Nel prossimo censimento inglese previsto per il 2021 non sarà più obbligatorio barrare la casella maschio/femmina perché secondo l’Ufficio per le Statistiche è “irrilevante, inaccettabile o intrusivo, particolarmente nei confronti dei partecipanti trans”. Ciò a provocato una furibonda reazione delle femministe. La scrittrice Germaine Greer ha affermato: “Continuiamo a sostenere che le donne hanno conquistato tutto quello che c’era da conquistare. Ma non hanno conquistato neppure il diritto a esistere”. Le femministe sono vittime di se stesse. Perché quello che hanno conquistato loro non dovrebbe valere anche per i transgender e per altri sessi o per le persone asessuate? Non hanno anch’essi “il diritto di esistere”? Alla luce del principio della parità di genere è giusto eliminare il sesso almeno nei documenti, in attesa che sia eliminato anche nella realtà. La stessa protesta avrebbero dovuto elevarla anche i maschi ma, si sa, quelli che oggi hanno meno diritto a esistere sono proprio i maschi, il solo affermarlo è già indice di una sospetta omofobia. Sono i maschi i veri reietti, i colpevoli ‘senza se e senza ma’, tant’è che il ‘femminicidio’ è considerato più grave dell’omicidio di un maschio, come se l’omicidio non fosse un omicidio e basta, a prescindere dal sesso della vittima. E non è nemmeno tanto vero che l’omicidio di donne da parte di uomini, per gelosia o qualche altro sentimento, sia così enormemente superiore al suo inverso. Le percentuali sono 60/40.

E’ tipico della nostra società, in nome di un’astrazione che sta diventando sempre più asfissiante, pensare di poter eliminare la realtà con le parole, con le leggi e anche con diktat del tutto arbitrari oltre che ridicoli. Secondo la nuova Carta deontologica della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, nel caso di un‘femminicidio’ (mentre, chissà perché, non vale il contrario: anche le donne uccidono sia pur in modo meno violento e più subdolo, si vada a vedere il bellissimo film di Sofia Coppola L’inganno dove il mezzo per uccidere è il veleno) non si potrà dire che è avvenuto per “gelosia, amore, raptus, follia, passione”, ma si dovrà parlare solo di “volontà di possesso e di annientamento” (autocastriamoci da soli). Insomma pulsioni che albergano da sempre, nell’essere umano, non hanno più diritto di cittadinanza. Non esistono. Aggiungiamoci anche l’odio severamente proibito dalla legge Mancino.

Non esistono più i maschi, le femmine, i sentimenti, le passioni, insomma tutto ciò che ha fatto la storia del mondo almeno fino a oggi. Nella previsione, come anticipa il sequel di Blade Runner, che noi si diventi degli androidi cioè un misto fra uomo e macchina, in attesa che la macchina l’abbia vinta definitivamente e la sia fatta finita una volta per tutte con quel soggetto ingombrante, troppo concreto e troppo complesso, e per niente astratto, che è l’essere umano.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 12 ottobre 2017