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L’errore della controaerea iraniana che ha abbattuto il Boeing ucraino oltre che tragico, con il suo bilancio di 176 vittime, in maggioranza iraniane e canadesi, è anche imperdonabile perché dà fiato alla propaganda contro il Paese persiano. E i responsabili militari hanno un bel dire che avevano i nervi tesi perché dopo settimane di attacchi e contrattacchi, dall’assassinio del generale Qasem Soleimani alla volutamente debole risposta del governo di Teheran che, preavvertendo gli avversari, con la sua raffica di razzi a titolo dimostrativo non aveva fatto alcuna vittima, si attendevano un nuovo colpo da parte degli americani. Proprio per questo quell’aeroporto andava chiuso all’aviazione civile. Un duplice o triplice errore quindi.

Però le autorità di Teheran lo hanno ammesso in un arco di tempo relativamente breve, quattro giorni, mentre gli stessi giornali iraniani hanno titolato “vergogna”, “imperdonabile”, “scusatevi e dimettetevi” a dimostrazione che, a onta di ciò che sempre si dice, una certa libertà di stampa esiste in quel Paese. Questa stessa libertà non c’è però nella televisione di Stato come hanno dichiarato Zahra Khatami, Saba Rad e Gelare Jabbari che in quella Tv hanno lavorato o ci stavano lavorando e che si sono dimesse. Però, sia pur per fatti molto meno gravi, anche la Tv di stato italiana, cioè la Tv in mano ai partiti che sono i veri padroni del nostro Paese, ci ha riempito per anni di menzogne, e continua a farlo, senza che nessuno senta il bisogno e la dignità di dimettersi.

Soprattutto in Afghanistan gli americani hanno ucciso migliaia di innocenti, per esempio durante la celebrazione di un matrimonio scambiata per un raduno di guerriglieri, senza che le autorità Usa abbiano sentito il bisogno di ammettere l’errore o nei rari casi in cui lo hanno fatto questa ammissione è arrivata dopo mesi o anni.

Dopo il 1985 durante la guerra Iraq-Iran (e non Iran-Iraq come si dice abitualmente, perché il primo ad aggredire fu Saddam Hussein che dopo l’avvento di Khomeini contava su un indebolimento del regime – quelli degli avversari dell’Occidente sono sempre ‘regimi’, solo i nostri sono governi) gli americani si intromisero in modo subdolo in questo conflitto a favore di Saddam Hussein. Dico subdolo perché per trovare un pretesto per intervenire direttamente nella guerra Iraq-Iran cominciarono a mandare nel Golfo Persico una infinità di navi cercando l’inevitabile incidente perché, come disse l’allora ambasciatore iraniano all’Onu Khorassani, pretendere l’incolumità di quelle navi era come “sedere in mezzo a un’autostrada e dire alle auto: per piacere non investitemi”. E infatti l’incidente avvenne. Una fregata americana fu affondata da un missile, e poco importa che fosse iracheno e di fabbricazione francese, la responsabilità fu comunque attribuita all’Iran, il che permise agli americani di darsi a una serie di sanguinose rappresaglie coinvolgendo i loro alleati, fra cui noi italiani, perché l’ombrello americano si estendeva anche alle navi di Paesi ‘neutrali’ che transitavano nel Golfo Persico. Scrisse allora Sandro Viola su Repubblica: “Il problema dei comportamenti internazionali dell’Iran, dei ricatti e delle azioni violente cui quel regime ricorre ovunque e di continuo, impone ormai un atteggiamento meno evasivo di quello assunto finora dai governanti italiani…E’ difficile guardare alla presenza americana nelle prossimità di Hormuz come a un’operazione vecchio stile, di marca dullesiana, da ‘gendarme del mondo’. No, gli americani sono andati nel mare di Oman per ragioni tutto sommato giuste. A tutelare interessi che non sono soltanto degli Stati Uniti, ma anche degli alleati europei”. Dall’avvento di Khomeini e della rivoluzione iraniana, che spazzò via lo Scià di Persia che altro non era che un patinato servo degli Usa, sparare a zero sull’Iran, sulle sue responsabilità, vere ma molto più sovente presunte (l’assassinio di Soleimani docet), è diventato uno sport nazionale e internazionale.

Nel luglio 1988 un missile americano abbatté un Airbus civile iraniano scambiandolo per un F14, una vera impresa date le diverse e incommensurabili dimensioni dei due velivoli, uccidendo 289 civili, fra cui 66 bambini, un numero di vittime più di quante ne avesse fatte fino ad allora il terrorismo internazionale. Ma gli americani non si scusarono dell’incidente né dopo quattro giorni né mai, mentre i media Usa e tutti i media internazionali (Al Jazeera e Al Arabiya non esistevano ancora) sorvolavano disinvoltamente su quel massacro. E allora siamo proprio sicuri che solo l’Iran vada  messo in croce per un incidente, ammesso e riammesso, sfuggito al loro controllo mentre noi occidentali, americani in testa ma non solo loro, non abbiamo mai emesso un solo vagito per i nostri massacri del tutto ingiustificati? Libia e Afghanistan insegnano.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 21 gennaio 2020