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Cuba, come si sa, ha inviato in Italia, per darle una mano nell’emergenza Covid-19, 37 medici, tutti specialisti nei vari ambiti necessari ad affrontare questo morbo, e 15 infermieri. Un aiuto piccolo in sé, notevole e significativo per l’isola caraibica. Per due motivi. 1) Perché Cuba, oltre a dover affrontare a sua volta il Covid-19, è strangolata dall’embargo americano ed è diventato estremamente difficile per i cubani approvvigionarsi di beni essenziali, alimenti, medicine, benzina, come ha scritto sul Fatto (24.3) Diego Lopez non dall’Iperuranio ma direttamente da L’Avana. 2) Ma il secondo motivo è ancora più rilevante. Cuba è storicamente legata per gli aiuti economici al Venezuela, grande produttore di petrolio (legami anche politici perché gli uni, i cubani, sono comunisti, gli altri socialisti). Ma il Venezuela è a sua volta da anni, più o meno dalla morte di Chavez, sotto scacco delle sanzioni imposte dal governo degli Stati Uniti che vuole a tutti i costi scalzare il legittimo presidente del Venezuela, Nicolàs Maduro, per mettervi un suo fantoccio più o meno mascherato. Da qui, fallito il colpo di Stato servendosi “del giovane e bel ingegnere” Juan Guaidò, che in realtà aveva  pochissimo seguito, l’inaudito mandato d’arresto spiccato dagli americani contro lo stesso Maduro accusato di narcotraffico (in realtà l’accusa si limita al fatto che permetterebbe il passaggio della droga dalla Colombia agli USA passando sul territorio venezuelano). Gli Stati Uniti, fatto un passo indietro, ora però pretendono elezioni presidenziali che vedrebbero a confronto Maduro e Guaidò. Ma il Venezuela, fino a prova contraria, è uno Stato sovrano accreditato all’Onu. E quando mai uno Stato sovrano si farebbe imporre un presidente, o la modalità e i tempi della sua elezione, dall’esterno? E ci si chiede anche che dittatura sia mai quella di Maduro se lascia che un soggetto che ha tentato un colpo di Stato contro di essa, appunto Juan Guaidò, a piede libero? In questa logica di strangolamento del Venezuela, e quindi poi di Cuba, gioca anche il Fondo monetario internazionale che ha negato a Caracas un aiuto di 5 miliardi di dollari per gestire l’emergenza Covid-19. E sull’imparzialità del Fmi ci permettiamo di avere parecchi dubbi.

Tornando agli aiuti cubani all’Italia non può valere qui nemmeno l’accusa, peraltro grottesca, mossa alla Russia di voler danneggiare i rapporti transatlantici. Cuba non ne ha la forza, il suo è stato, ed è, solo un atto di generosità di un Paese comunista verso un altro che sta sulla sponda opposta. Questa si chiama solidarietà. Umana solidarietà.

Nel frattempo che cosa han fatto e fanno per noi gli alleati, gli “amici”, americani? Si sono limitati a promettere di fornirci 100 milioni in materiale sanitario. Cento milioni, un’inezia, se si pensa che un privato cittadino, sia pur straricco, e non la potenza più potenza del mondo, cioè Berlusconi, ne ha offerti dieci (anche se invece di fare il beau geste avrebbe forse fatto meglio a non evadere il fisco per un fracco di milioni che servirebbero ora alla nostra comunità). E’ vero che anche gli americani, dopo aver quasi negato l’esistenza del virus, hanno i loro problemi, e molto gravi, ma non meno gravi sono, in proporzione, quelli di Cuba.

E’ da tempo, già da molto prima del Trump dell’”America first”, che la politica degli Stati Uniti è rivolta contro l’Europa e, come conseguenza indiretta ma anche diretta, contro l’Italia che ne fa parte: dazi, divieti, imposizioni di ogni genere. Particolarmente oneroso per noi è il divieto, imposto sulla base di non si sa quale diritto se non quello della forza, di avere transazioni economiche con l’Iran col quale avevamo da tempo eccellenti rapporti commerciali.

Di fronte a questa politica americana con tutta evidenza antieuropea, e quindi anche antitaliana, tutti gli opinionisti e anche il nostro governo si affrettano a precisare che comunque i rapporti transatlantici non si toccano (“non dovrebbe essere messo in discussione il legame tra Stati Uniti e Italia che è profondo, consolidato nella storia dei due Paesi”, Massimo Gaggi, Corriere 31.3, fra i tanti). E va bene, gli americani ci hanno salvato dal nazionalsocialismo e dal fascismo, ci hanno aiutato a risalire la corrente col Piano Marshall, peraltro pagato ad assai caro prezzo con la nostra sudditanza politica, militare, economica, culturale e se vogliamo anche linguistica, ma per dirla in modo molto semplice con Luciana Littizzetto (a volte le battute dei comici sono più incisive di qualsiasi discorso) “quand’è che scade il mutuo?”. Sono passati 75 anni da allora, è possibile che nessuno in Italia abbia il coraggio di dire che legami ‘d’amicizia’ fra Stati Uniti e Italia sono finiti, strafiniti, da tempo e che gli interessi fra Italia e USA, fra Europa e USA, vanno in direzione diametralmente opposta come nel Vecchio Continente ebbe l’ardire di affermare solo la cancelliera tedesca Angela Merkel?

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 8 aprile 2020