Circa un mese fa un arzillo ottuagenario di Milano si era spostato insieme alla sua compagna parecchio più giovane nella sua seconda casa nella Riviera di Ponente, ad Albissola o a Varazze, non ricordo con precisione, luoghi che conosco molto bene perché da giovane, da buon milanese, per le vacanze andavo in Liguria (i ricchi preferivano la Versilia) e che se passa il provvedimento discriminatorio nei confronti degli anziani non vedrò più. I due furono denunciati dai vicini e rispediti a casa. E’ vero che avevano violato la legge, ma questa delazione è comunque un brutto segnale: l’Italia è diventata l’untore d’Europa, i lombardi e i piemontesi, tanto più se anziani, sono gli untori degli untori. Siamo alla colonna infame di manzoniana memoria. Comunque il male è già stato fatto anche se il provvedimento discriminatorio non venisse preso. Responsabilità grave del governo è di non aver respinto subito queste voci che circolavano da tempo, per cui ormai si è creata una tale suggestione nella popolazione per la quale lombardi e piemontesi, anziani o anche non, verranno respinti dai luoghi di vacanza, dai loro alberghi, dai Residence, dagli stabilimenti balneari, con un qualche pretesto (numero chiuso, per esempio).
Ho già cercato di chiarire sul Fatto (“Tutti fuori salvo noi più anziani”, 18.4) perché un provvedimento discriminatorio nei confronti degli anziani, oltre ad essere del tutto insensato perché noi anziani moriamo più facilmente dei giovani per il Corona ma, a parità di condizioni, non siamo più infettivi di qualsiasi altro cittadino, è razzista, anticostituzionale e lede quello che è il principio fondante di una Democrazia liberale, vale a dire l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge (art.3 Cost.). Inoltre, e non è poco, tenere reclusi gli anziani per molto tempo equivale a un assassinio mascherato. Se c’è qualcuno che ha bisogno di fare moto è l’anziano. Se dopo il 4 maggio verrà dato un parziale “liberi tutti” tranne che agli anziani, i vecchi rimarranno soli in città, perché gli altri se ne saranno andati, e la solitudine, come ci dicono le ricerche mediche, uccide più del fumo. Il direttore generale della Sanità francese, Jérôme Salomon, ha ricordato che l’episodio del grande caldo del 2003 uccise, solo in Francia, 19.500 persone. Ed estati caldissime, a mia memoria, ci sono state in Italia nel 1982 e nel 1985. Provate a rimanere a Milano, anche in un’estate normale, e poi mi saprete dire. Quello che si sta per consumare sugli anziani, se il provvedimento discriminatorio passerà in un modo o nell’altro, è un autentico genocidio o, per usare le parole più flautate di Papa Francesco, “un’eutanasia nascosta”.
Saremmo in una tirannia fuor di controllo. E’ bene a questo punto ricordare che esiste un dibattito iniziato da Seneca (De beneficiis) proseguito da Plutarco (Vita di Publio Valerio Publicola) e continuato per tutto il Medioevo centrato sulla domanda: è lecito uccidere il Tiranno? La risposta è stata che è lecito. Luigi XVI fu ghigliottinato sul presupposto di questa liceità, il rumeno Ceaucescu, che pur non era stato implicato a livello di governo nella Seconda guerra mondiale, fu fucilato solo perché ritenuto un tiranno. Sono due esempi dei tantissimi che si potrebbero fare.
Non si allarmi il lettore del Fatto, non abbiamo alcuna intenzione di ricorrere alla violenza, anche se avremmo delle buone ragioni vista la violenza che si vuole usare contro di noi (“a brigante, brigante e mezzo” diceva Sandro Pertini). Si sta creando un forte movimento di opposizione, stimolato proprio, credo, almeno all’inizio, dal mio articolo. Lo dicono le decine di lettere arrivate alla mia mail personale, oltre a quelle ricevute dal Fatto. Anche la Cgil ha preso posizione in questo senso. E ora si sono svegliati pure, un po’ in ritardo a mio avviso, gli illustrissimi Giorgio Agamben, Carlo Ginzburg, Ginevra Bompiani che hanno intenzione di inviare un appello al capo dello Stato, al premier, ad alcuni ministri nel quale si poggia l’accento sul fatto che la limitazione potrebbe colpire “una fascia di persone ancora attive, in buona salute e in grado di dare ulteriori preziosi apporti alla nostra società”. Sia ben chiaro che non è proprio il caso di creare una nuova discriminazione dentro la discriminazione, di salvaguardare gli anziani purché “attivi o in buona salute”, di decidere se “vecchio è bello” o è invece una condizione penosa e in molti casi terribile (vedi il mio articolo sul Fatto del 24.4 “Ora noi anziani vogliamo vivere di più per dispetto”). La discriminazione è intollerabile, incivile, illegittima per tutti, in sé e per sé, qualsiasi siano le condizioni fisiche. Punto.
I pensionati in Italia sono 16 milioni. Se facciamo gruppo possiamo reagire. C’è fra coloro che mi hanno mandato mail di protesta chi propone una class action sulla cui efficacia avrei molti dubbi. C’è invece chi propone un’azione ai limiti della legalità, e anche oltre, sempre non violenta alla maniera dei Radicali di un tempo: se un gruppo cospicuo di questi pensionati si rifiutasse di pagare le tasse questa parodia di Democrazia collasserebbe. Verrebbero colpiti i primi, per i quali si potrebbe organizzare un fondo, ma certamente lo Stato non potrebbe perseguire qualche milione di persone.
Infine le generazioni di anziani che si vorrebbero ora far fuori con l’ipocrita pretesto che lo si fa per il loro bene, sono quelle che, con l’aiuto certo del Piano Marshall, pagato però col prezzo della sudditanza agli americani, hanno contribuito a ricostruire l’Italia: operai, impiegati, artigiani, ma anche medi e piccoli imprenditori, uomini politici e persino intellettuali. Poi, intorno al 1960, rimesso in sesto il Paese e permesso l’inizio del boom economico, l’abbiamo consegnato a una Democrazia che non era più tale ma si era trasformata in partitocrazia (ho ricordato più volte il coraggioso, ma inutile, discorso alle Camere del presidente del Senato, Cesare Merzagora, indipendente, contro questa deformazione) per cui i partiti sono andati via via impadronendosi dello Stato e anche di ampi settori del privato, con i risultati che, Corona o non Corona, oggi sono sotto gli occhi di tutti. E adesso che siamo, per forza di cose, nella maggioranza dei casi indeboliti e stanchi, ci danno il benservito.
Massimo Fini
Il Fatto Quotidiano, 27 aprile 2020