C’è un simpatico e affascinante animaletto chiamato Turritopsis Dohrnii. E’ una medusa di piccolissime dimensioni, 3,2 mm di diametro per l’individuo adulto. A scoprire la straordinaria e affascinante particolarità della Turritopsis fu un biologo tedesco, Christian Sommer, che alla fine degli anni ’80 stava facendo delle ricerche nel mar di Rapallo, anche se questa medusa è originaria del Pacifico e attraverso la navigazione dei mercantili è arrivata in Italia. Che cosa rende straordinaria la Turritopsis? Questa medusa dopo aver raggiunto la maturità sessuale, ed essere quindi diventata a tutti gli effetti adulta, regredisce poi a uno stato infantile, per poi ricominciare questo ciclo.
Non è l’eterna giovinezza di Dorian Gray nel famoso Ritratto di Oscar Wilde, perché Dorian rimane immobilizzato nella sua bellezza, mentre la sua decrepitezza sia morale che fisica è riflessa dal ritratto che tiene nascosto in camera. Insomma Dorian è un soggetto statico, un giovane vecchio.
Non è nemmeno il mito dell’allungamento della vita fino a condizioni ed età indecenti che è una ‘classica trappola della ragione’ da molti punti di vista, estetico, psicologico oltre che economico per cui se si continua su questa linea in futuro, ma è un futuro che è diventato quasi un presente, un manipolo ridotto di giovani dovrà mantenere una legione di vecchi.
Non è nemmeno un ritorno al passato “una macchina che riavvolge il tempo” per dirla con Ivano Fossati. Perché non è logicamente possibile. Se io mi facessi riportare da questa macchina, poniamo, nel Cinquecento la mia stessa presenza o anche un solo semplice gesto come spostare un bicchiere cambierebbe tutta la storia successiva. E se io mi facessi riportare indietro ai miei sedici anni troverei gli stessi amici, le stesse cose, la stessa situazione di allora. Non è la condizione della Turritopsis. Poniamo che io oggi sia una Turritopsis di quarant’anni fra vent’anni ne avrei venti ma in un altro contesto, che non è ovviamente quello di oggi. L’esistenza della Turritopsis è dinamica, va avanti e indietro, dalla giovinezza alla vecchiaia, dalla vecchiaia alla giovinezza. Immaginiamo che la Turritopsis sia un uomo. Non è immortale (altro terrificante mito soprattutto della Modernità, ma coltivato anche dagli antichi col pantheon degli Dei) sia nella sua fase ascendente che discendente può essere colpito da malattie letali, da uno spigolo fatale di uno sportello in cucina e da qualsiasi altro accidente di cui è cosparsa la vita di un uomo.
Forse la vicenda della Turritopsis ha qualche somiglianza con l’eterno ritorno di Nietzsche (“tutto ciò che sarà è già stato, tutto ciò che è stato sarà”) ma nella concezione di Nietzsche il Tempo è fatto da ‘eterni presenti’ che sono contemporanei (il mio primo bacio esiste contemporaneamente a me che in quest’attimo scrivo). Una concezione abbastanza terrificante a cui lo stesso Nietzsche si avvicina e si ritrae spaventato, perché avrebbe tolto senso al suo stesso filosofare. Comunque la Turritopsis, a differenza dell’eterno ritorno, a differenza del Big Bang della fisica che alla concezione Nicciana somiglia assai, non è statica ma dinamica, per dirla volgarmente alla toscana “va su e giù come la pelle dei coglioni”.
Attualmente il maggior studioso della Turritopsis Dohrnii è lo scienziato giapponese Shin Kubota dell’Università di Tokio. Se io fossi il reggitore del mondo finanzierei la ricerca di Shin Kubota con enormi somme, per capire se il meccanismo che rende la Turritopsis qual è può essere trasferito sull’essere umano invece di spendere miliardi per andare su Marte o raggiungere qualche altra galassia nel tentativo di consolarci di non essere soli in questo inesplicabile Universo o per trovare un vaccino contro il Covid-19 che, pompato com’è (intendo il vaccino non il covid) invece di rassicurarci finisce per terrorizzarci ulteriormente ed è comunque inutile perché il virus, per difendersi, cambierà composizione mentre la Turritopsis, nella sua essenza, rimane sempre lo stesso soggetto.
Massimo Fini
Il Fatto Quotidiano, 23 maggio 2020