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E così il “ricattatore seriale” di Rignano pare averla avuta vinta con i suoi 18 senatori e un consenso popolare che stando ai sondaggi è sotto il tre percento, ciò grazie alla complicità di Tatarella (e chiamando così l’attuale Presidente della Repubblica lo innalzo, perché Tatarella era, è vero, un fascista, ma un fascista per bene) e di Mario Draghi che sarà anche un tecnico di “altissimo profilo”, ma politicamente non rappresenta nulla, non è nulla, è una “res nullius”. Nei mesi scorsi tutti i “giornaloni”, come li chiama Travaglio, avevano molto sponsorizzato Draghi – e lo credo bene, perché Draghi rappresenta la finanza internazionale al cui servizio questi stessi giornali operano – ma costui faceva l’indifferente, la parte di colui a cui non importa nulla di diventare premier della Repubblica italiana, invece era lì, attaccato allo studio di Tatarella, o magari nel suo stesso letto, perché non è pensabile che il suo incarico sia stato dato in pochi minuti. Evidentemente un accordo per fare la festa a Giuseppe Conte era in gestazione da tempo. Poiché Tatarella ha invitato, diciamo così, tutte le forze politiche a dare un segno di responsabilità per sostenere un governo di “unità nazionale”, la responsabilità non cade quindi più su chi ha innescato la crisi, cioè su Matteo Renzi, ma sulle forze politiche che non dovessero accettare questo ennesimo ricatto. Ma poi con chi lo farebbero questo governo di “unità nazionale”? Col “delinquente naturale”, che sarebbe poi l’unico vero vincitore di questa partita, preparando così la sua rampa di lancio per un’ascesa al Colle e certificando in questo modo che l’Italia non è un paese normale ma criminale, col ricattatore di Rignano, con la Lega di Matteo Salvini? Naturalmente tutti i giornali e le Tv si sono sdraiati come sogliole davanti all’”altissimo profilo” di Mario Draghi, il cui solo merito è di essere stato presidente della Bce seguendo le direttive di Angela Merkel. La sera del “fattaccio”, dell’agguato, dell’imbroglio, Sky Tg24, che nonostante il suo ottimo conduttore Milo D’Agostino, fa da stampella al regime, ha intervistato tutti, ma proprio tutti, anche i leader di microfettine di partiti, ma non i principali interessati e cioè i segretari del Pd e del Movimento 5Stelle, che fino all’ultimo, cedendo gradualmente ai ricatti del ricattatore di Rignano, avevano sostenuto il nome di Giuseppe Conte.

Ma non è detto che la partita sia già finita. Se i 5Stelle si dimostreranno compatti, il governo di “altissimo profilo” di unità nazionale non andrà da nessuna parte perché non ha i numeri sufficienti. Bisognerà anche vedere se il Pd, dimenticandosi di tutta la sua storia, che è una storia di sinistra, ci starà a questo imbroglio, a sostenere un governo col “delinquente naturale”, col ricattatore seriale e magari con la Lega di Matteo Salvini. Un governo molto meno coeso di quello di Giuseppe Conte.

Io rivolgo da qui un appello a Beppe Grillo, a Luigi Di Maio, ad Alessandro Di Battista, perché rimangano compatti. Senza i 5Stelle, che sino a prova contraria sono la forza maggioritaria nel Paese, questo governo infame non si può fare, non ha i numeri, oltre che una qualsivoglia identità. Naturalmente, come diceva l’altra sera sempre a Sky Tg24 Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera, un uomo per tutte le stagioni sulla carta stampata come Bruno Vespa lo è in Tv, una ventina di parlamentari 5Stelle la si può sempre far propria ricattandoli sul fatto che se si andasse a nuove elezioni non verrebbero rieletti. Cioè quando Giuseppe Conte cercava dei “responsabili” per dare una maggioranza sicura al suo governo era un infame, se lo fa invece il tecnico di “altissimo profilo” Mario Draghi va bene.

Io sostengo da tempo, da quando pubblicai nel 2004 Sudditi. Manifesto contro la Democrazia, che la democrazia rappresentativa è una farsa tragica, concetto che ho ribadito in quest’ultimo mese con due o tre articoli sul Fatto Quotidiano. Beh, il comportamento delle Istituzioni democratiche, dei partiti, dei “delinquenti naturali”, dei ricattatori seriali, sembrano fatti apposta per darmi ragione.

"Se il comunismo è vittima del suo insuccesso, il capitalismo lo è del suo successo", da Il Ribelle dalla A alla Z, 2006.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 4 febbario 2021