La storia umana è divisa, convenzionalmente ma non solo, in età della pietra, età del bronzo, età del ferro. Ognuna è caratterizzata da straordinarie innovazioni. Nemmeno la pietra, che di questi materiali sembra il più inerte, è innocente. Tutto dipende, per dirla con Duchamp, da come si guardano le cose e da come le si guardano l’uso che se ne può fare. In un delizioso apologo inserito in “Diario minimo” intitolato “La Cosa”, Umberto Eco racconta questa favoletta. Un generale ha ingaggiato il professor Ka perché inventi un’arma formidabile capace di sterminare i nemici. Dopo cinque anni Ka presenta al generale, comprensibilmente impaziente, un sasso. “Ma questo è solo un sasso” dice il generale. “Vi sbagliate” replica Ka. “Guardatelo bene è un sasso con una punta aguzza che può frantumare la roccia, spezzare una noce di cocco e quindi anche uccidere i nemici”. È la scoperta della violenza, dell’energia che è nascosta in ogni materiale. Il tema verrà ripreso da Stanley Kubrick in “2001, Odissea nello spazio” quando l’ignaro scimmione che sta utilizzando il suo bastone per raccogliere cibo, del tutto involontariamente, fracassa lo scheletro di un animale. E questa scoperta dell’energia porterà alla Bomba e ingenererà infiniti conflitti di cui non si intravede la fine.
Varie quindi e, molto più di quante ne abbiamo elencate, sono le età della storia umana. Non esiste invece, benché se ne favoleggi di continuo, una ”età dell’Oro”. E’ la nostalgia di una origine delle origini quando l’uomo viveva senza sofferenze, senza dolore, senza fatica. È il mito del Paradiso Perduto prima che a Eva, Eva la civetta, Eva la maliarda, Eva la lasciva, Eva la fedifraga, ma soprattutto Eva la curiosa, non venisse la bislacca idea di mordere con i suoi candidi dentini la mela della conoscenza da cui sono venuti tutti i nostri guai. Bisogna dire che la sciagurata qualche giustificazione ce l’ha. Era stata tentata dal Potente Spirito che aveva capito bene come l’uomo fosse il più fragile e il più indifeso degli animali (devo ammettere che io ho un debole per Lucifero, il più bello degli Angeli che non accetta l’insopportabile strapotere di Dio, è il primo Ribelle della storia, “meglio esser primi in Inferno che in Ciel servire” The lost paradise, John Milton).
Se la storia umana è divisa in ere, la nostra è sicuramente l’era dell’Informazione. Dalla quasi innocente invenzione della stampa, attribuita a Johannes Gutenberg, passi enormi si sono fatti in questa direzione. Col computer, una delle invenzioni più geniali paragonabile forse solo a quella della macchina a vapore di Watt, si sono spalancate praterie enormi che vanno molto al di là dei media tradizionali: Twitter, Instagram, Facebook ,Tik Tok e tutto l’immenso mondo del digitale. Oggi le guerre fra le grandi potenze, Stati Uniti e Russia, per dire, ma anche Cina, si fanno con l’informazione, la controinformazione, la disinformazione, con l’hackeraggio entrando nei sistemi altrui per carpirne le notizie o distruggerli.
Trovo un sottile contrappasso nel fatto che oggi il nostro maggior nemico sia ritenuto il Covid, o i suoi mutanti, che altro non è che un’informazione. Un’informazione sbagliata. A differenza del caro e vecchio batterio è molto dubbio che il Covid sia un essere vivente perché “i virus non crescono e non producono energia” (Med4care). E’ solo un’informazione appunto. Usano astuzie da hacker, si introducono in una cellula e per un bel po’ fan finta di nulla, per poi esplodere quando lo ritengono opportuno. Se non sono umani sono senz’altro disumani. Sono molto intelligenti e, altra analogia con il mondo dell’informazione, diciamo così, normale, sono capaci, anche per la loro qualità di mutanti, di sparare fake news a raffica.
C’è poi un dubbio, un dubbio da assoluto dilettante si intende, che mi tormenta e si può riassumere così: è nato prima l’uovo o la gallina? Se infatti il Covid non può vivere se non all’interno di una cellula, allora è stata la cellula a partorire il Covid o il Covid ha partorito la cellula? E dove stava prima, visto che senza un “ospite” è un uomo, pardon un virus, morto?
Il Covid dà informazioni sbagliate, a suo uso e consumo. Ma anche l’informazione, diciamo così normale, dà informazioni che, sbagliate o vere che siano, non verificabili, si spargono per l’universo mondo e non per nulla si definiscono “virali”.
Quando Fidippide corre per 42 km da Maratona ad Atene per dare agli ateniesi la notizia che i persiani sono stati sconfitti, questa è una notizia certa. E questo, a parer mio, è il solo modo serio di dare le notizie. I giornalisti di oggi che, nella stragrande maggioranza dei casi, non alzano il culo dalla sedia e si abbeverano al mondo del digitale, cioè al mondo delle balle, ne prendano nota.
Il Fatto Quotidiano, 11 Dicembre 2021