0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

“Lo Stato? Il più freddo di tutti i mostri” (Friedrich Nietzsche).

In Nuova Zelanda sta per essere approvata una legge che vieta ai nati dopo il 2013 di fumare. Attenzione, non solo per il periodo dell’età minorile, che sarebbe ancora ragionevole, ma per sempre. Fa specie che  un popolo come quello dei Maori, che ci ha abituato a danze scatenate e liberatorie dopo una vittoria nell’America’s Cup o nei campionati di rugby, sport a sua volta liberatorio perché, sia pur entro certi limiti, permette il libero sfogo della violenza, si sia fatto irreggimentare da una legge di questo genere. In realtà la legge neozelandese non è che un aspetto della tendenza molto più generale dello Stato moderno di entrare anche negli anfratti più intimi della nostra vita privata. Di recente cinque funzionari neoassunti alla Casa Bianca sono stati licenziati perché nel questionario loro proposto avevano ammesso di aver fumato marijuana. Ora è ovvio che io non posso far uso di stupefacenti in un’azienda pubblica, ma a casa mia ho il diritto di fare ciò che più mi pare e piace. Del resto negli Stati Uniti sono da tempo in voga questionari di questo genere anche per il fumo, diciamo così, normale di sigarette. Se si scopre che uno è un fumatore non lo si assume. E come lo si scopre? Facendogli fare un esame del sangue prima dell’assunzione. E qui c’è una doppia violazione della libertà dell’individuo. Perché, almeno per la legislazione italiana, nessuno può essere sottoposto a trattamenti sanitari contro la sua volontà (è il grave problema che si è posto con il Covid e l’obbligatorietà dei vaccini che lo Stato italiano non ha potuto imporre ma solo aggirare).

La legge Mancino va ancora più a fondo nella violazione della sfera privata di un individuo, rende infatti reato l’odio che è un sentimento. E i sentimenti non sono comprimibili. Anche se non è molto intelligente, io ho diritto di odiare chi mi pare e piace. È ovvio che se gli torco anche solo un capello devo finire in gattabuia. Ma questo è un altro piano di discorso perché si passa dall’area dei sentimenti e dei pensieri a quella dell’azione. Ancora un passo – e ci siamo vicini  perché in Cina, ma non solo in Cina, si stanno sperimentando queste tecnologie – e lo Stato entrerà anche nei nostri pensieri e ci metterà tutti in gattabuia perché non c’è nessuno che, almeno una volta, non abbia pensato di uccidere questo o quello o l’umanità intera.

Ci sono poi molti casi in Italia in cui solerti assistenti sociali hanno strappato i figli ai genitori perché ritenuti economicamente non all’altezza. Ma chi l’ha mai detto che vivere in un ambiente povero sia preannuncio di una sciagura certa e vivere in uno ricco una garanzia di felicità? Edoardo Agnelli si è suicidato a 46 anni, Christina Onassis a 37. “Col sole e con il mare anche un ragazzo povero può crescere felice” scrive Albert Camus (certo bisogna che ci sia il sole e il mare, secondo me le disuguaglianze climatiche non sono valutate nella loro importanza).

Lo Stato determina poi i nostri comportamenti in modo più indiretto influendo sulla cultura generale. Dobbiamo essere tutti sani e fare almeno sei checkup l’anno, cioè dobbiamo vivere da vecchi fin da giovani, perché se ci ammaliamo le spese per la nostra salute ricadono sullo Stato. Io, dico la verità, anche se giovane non sono, preferisco vivere, e lo Stato risolva questi problemi in altro modo che non sia quello di imporci una salute forzata. La salute è mia e la gestisco io.

Un altro tema è quello del fascismo/antifascismo. A parte frange assolutamente minoritarie, siamo diventati tutti “antifascisti” ora che il fascismo non esiste più, lo eravamo molto di meno quando il fascismo c’era (“Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per prendersi una patente di antifascismo reale.  Si tratta di un antifascismo facile facile.” Pier Paolo Pasolini).

Insomma ci stiamo omologando tutti a gran velocità. Ci siamo abituati a subire il Potere, politico o culturale, quale che sia. I “complottisti” sostengono che il Covid non è stato altro che una prova generale per abituarci a obbedire. Sciocchezze. È da tempo che siamo entrati nel mondo di Orwell e che il Grande Fratello decide per noi, docili come pecore, asini al basto.

Il Fatto Quotidiano, 21 dicembre 2021