Se Draghi va al Quirinale noi usciamo dall’attuale maggioranza, cade il governo e si va ad elezioni anticipate. Questo è il senso della manovra attribuita, e men che meno smentita, a Silvio Berlusconi. Che si vada ad elezioni anticipate, per chiarire una situazione confusissima, è ciò che anche noi ci siamo augurati nell’articolo scritto per il Fatto l’11 gennaio, ma l’intento dell’ex Cavaliere è tutt’altro. Non ci vuole un genio per capire che Berlusconi vuole che Mario Draghi resti premier in modo che non gli faccia ombra nella corsa verso il Quirinale in cui è decisissimo a competere e non da figurante. È perlomeno un anno che l’uomo di Arcore e ora anche di Villa Grande lavora per questo obiettivo. Fa il moderato, l’europeista, cerca di tenere buoni rapporti anche con i partiti che gli sono tradizionalmente più avversi, il Pd e persino i 5 Stelle cui ha graziosamente concesso che il reddito di cittadinanza, prima sputacchiato, oltre che da lui, da tutti i suoi media, non è poi una così cattiva cosa. Sono convinto che sarebbe addirittura disposto ad un abbraccio con quella Magistratura cui è sempre stato, per comprensibili motivi, ferocemente avverso (dalla Spagna definì nientemeno che “criminale” la Sentenza che lo condannava per una colossale frode fiscale). Insomma cerca di accreditarsi in tutti i modi come “pacificatore” e “uomo super partes” che è il ruolo che la Costituzione affida al Presidente della Repubblica.
La sorprendente uscita di Berlusconi è passata fra la sostanziale indifferenza dei media e della classe politica o è stata avversata in termini così flebili da avvalorarla. Enrico Letta, l’unico, mi pare, che abbia alzato un laio ha affermato che Berlusconi non può fare il Presidente della Repubblica perché è il capo di un partito politico ed è quindi un uomo divisivo. “Divisivo” Silvio Berlusconi lo è da un quarto di secolo, cioè da quando nel 1994 entrò in politica. Ma non è questo il vero ostacolo alla sua candidatura come Presidente della Repubblica italiana. Si tratta di un uomo che è stato condannato in via definitiva per un’evasione fiscale di 7 milioni di euro che non è che una minima parte di quella che è finita sotto la mannaia delle prescrizioni, degli indulti, delle leggi ad personam. Di un uomo che ha goduto di nove prescrizioni in tre delle quali la Cassazione ha accertato che i reati che gli erano attribuiti li aveva effettivamente commessi. Di un uomo che ha tre processi in corso per corruzione. Di un uomo di cui è stato accertato, attraverso due sentenze, quella del 2.5.2008 che assolveva Giovanni Ruggeri autore del libro “Berlusconi. Gli affari del Presidente”, l’Espresso e il sottoscritto e quella del Tribunale di Roma del 21.4.2021 che riguarda me solo, che in combutta con l’avvocato Cesare Previti aveva truffato per miliardi una minorenne, orfana di entrambi i genitori periti in circostanze tragiche.
Se l’elezione del Presidente della Repubblica fosse diretta espressione dei cittadini di questo Paese dubito molto che, nonostante il generale abbassamento etico della nostra popolazione, Silvio Berlusconi avrebbe una qualche possibilità di salire alla più alta carica dello Stato. Che ne penserebbe, poniamo, un cittadino che per tutta la vita ha pagato le tasse (esistono anche di questi imbecilli) e che viene inseguito senza pietà dall’Agenzia delle entrate per un banale disguido amministrativo o per una multa stradale? Che ne penserebbero i cittadini della moralità di un uomo che ha truffato un’orfana minorenne che è come picchiare per strada un bambino? Non voglio credere che siamo scesi così in basso da accettare che si picchino i bambini per strada.
Personalmente ho difeso Berlusconi sulla questione, troppo spesso strombazzata, delle cosiddette “feste eleganti”, perché il Presidente del consiglio, come qualsiasi altro cittadino, in casa sua ha diritto di fare ciò che più gli pare e piace, sempre che non vi commetta reati. E l’ho difeso anche nella vicenda di “Ruby rubacuori” perché oggi molto spesso una ragazza di 17 anni è minorenne solo per l’anagrafe. Quello che conta non è la moralità privata di un aspirante alla Presidenza della Repubblica, ma quella pubblica quando si è messa in contrasto con le leggi dello Stato italiano.
Ci sono poi da notare, per incidence e in subordine, altre cose. In quasi tutti i casi giudiziari che lo hanno riguardato Berlusconi quasi mai si è difeso solo nel processo (come hanno invece fatto Andreotti e Forlani) ma più spesso fuori dal processo dimostrando di non credere affatto alle Istituzioni dello Stato, in particolare alla Magistratura che ne è la garante. Per questo in uno dei miei articoli ho osato azzardare, venendone assolto, un paragone con Renato Vallanzasca. Vallanzasca non ha mai contestato il potere e il diritto dello Stato a punirlo per i suoi delitti, Berlusconi, in linea generale, si è comportato nel modo opposto. Insomma ha contestato quelle Istituzioni di cui pretende di diventare il massimo rappresentante e in particolare la Magistratura di cui, attraverso il Csm, diverrebbe paradossalmente il Capo.
Sempre in via subordinata. Il Presidente della Repubblica rappresenta l’Italia all’estero e Berlusconi nel periodo in cui è stato premier ci ha esposto a memorabili gaffe internazionali che qui è inutile ricordare. Il Presidente della Repubblica ha impegni assai gravosi, molti dei quali all’estero. In che modo Silvio Berlusconi, che ha 85 anni e ha subìto tre gravi operazioni, potrebbe onorarli? Una cosa è tenere un meeting tra i suoi e i suoi amici a Villa Grande, altra è viaggiare per l’intera Europa e magari oltreoceano.
Sulla strada di “Berlusconi for President” ci sono però alcuni ostacoli. Deve ottenere l’appoggio incondizionato dei suoi alleati, Lega e Fratelli d’Italia, perché l’uscita dal governo della sola Forza Italia, che attualmente è attestata al 7%, non è in grado di far cadere l’Esecutivo. Sarebbe disponibile l’intera Destra a coprirsi di fango, perché di questo si tratta, per il solo beneficio di un suo esponente di minoranza? Inoltre la caduta del governo comporterebbe la perdita della poltrona, e degli annessi privilegi, per moltissimi parlamentari in virtù della legge, voluta dai Cinque Stelle, che ne ha diminuito il numero.
Eppure Silvio Berlusconi a questo suo sogno ci crede e ci lavora con quell’incredibile energia che è forse la sua migliore dote e che nessuno onestamente può negargli. Non per nulla in questi giorni, sia in prima persona sia attraverso i suoi uomini più fidati, sta facendo scouting, nel Gruppo Misto, tra i Grandi Elettori e ovunque ne veda una qualsiasi possibilità.
Personalmente sono diviso fra due opposte opzioni. La prima è che l’incubo “Berlusconi for President” non si avveri, per il bene dell’Italia. La seconda è che si avveri perché disveli al mondo intero, e in particolare all’Europa, che cos’è diventato realmente il nostro Paese.
Il Fatto Quotidiano, 13 gennaio 2022