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Secondo un rapporto dell’Organizzazione non profit Oxfam durante i due anni di Covid i dieci uomini più ricchi del mondo (Jeff Bezos, Elon Musk, Bernard Arnault, Bill Gates, Mark Zuckerberg, Warren Buffet, Larry Ellison, Larry Page, Sergey Brin, Steve Ballmer) hanno incrementato il loro patrimonio di 821 miliardi di dollari, per contro, sono grandemente aumentate le povertà assolute. Questi dieci personaggi detengono una ricchezza sei volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale. Ma il Covid non ha fatto che accentuare una divaricazione economica tra le diverse classi sociali che è in atto da tempo nel mondo occidentale e, adesso che la Cina ha abbracciato il nostro modello di sviluppo (il capitalismo di Stato è pur sempre un capitalismo) anche orientale.

Facciamo un passo indietro. Prendiamo le statistiche riguardanti gli Stati Uniti della metà degli anni Ottanta:  l’1% delle famiglie aveva il 6,8% del reddito nazionale, cioè più del doppio di quello che avevano, tutte insieme il 20% delle famiglie americane più povere. Il rapporto era cioè di 40 a 1. Se prendiamo le statistiche di Gregory King relative all’Inghilterra della fine del Seicento, che sono le più accurate relativamente all’epoca, un 5% della popolazione controllava il 28% del reddito, mentre alle classi più basse, che assorbivano il 62% della popolazione, toccava il 21% del reddito. Si può dire quindi che l’ultimo 5% della popolazione aveva un reddito dell’1,7% e cioè che i più ricchi vantavano un reddito 16,4 volte superiore a quello dei più poveri.  Oggi il rapporto fra i ricchissimi e i più poveri è di 40 a 1, nell’ancien régime di 16 a 1.

Naturalmente sono statistiche notevolmente approssimative perché mettono insieme Paesi diversi, come nel nostro caso Stati Uniti ed Inghilterra, ed epoche in cui la disciplina statistica era ancora agli albori e l’età di oggi in cui le statistiche, pur scontando anch’esse delle approssimazioni, sono molto più accurate e precise. Ma quella che rimane intatta è la sequenza storica  per cui le divaricazioni economiche fra le classi sociali tendono costantemente ad aumentare come scrivevo ne La Ragione aveva Torto?  del  1985: “bisogna ammettere un fatto piuttosto imbarazzante: che lo sviluppo economico ed industriale aumenta le disuguaglianze. Questo aumento non si ha solo in un primo tempo, quello dell’accumulazione del capitale, ma continua indefinitamente”.  I Bezos e gli altri paperoni che abbiamo citato all’inizio, non sono, per ora, che l’apice di questa tendenza che la globalizzazione ha contribuito ad esasperare. Oggi anche molti ricchi cinesi, che un tempo si contavano sulla punta delle dita, sono infinitamente più ricchi della maggioranza delle popolazioni occidentali e la stessa cosa si potrebbe dire per gli indiani, o per gli Emiri arabi. Insomma la globalizzazione ha realizzato una sordida perequazione verso l’alto e una perequazione ancor più sordida verso il basso.

Fin qui il paragone fra lo ieri e l’oggi è su base esclusivamente economica. Ma forse la cosa più sorprendente è che sono grandemente aumentate, rispetto alla premodernità, le distanze sociali. Il contadino era più vicino al suo feudatario, di quanto io lo sia rispetto a Bezos e i suoi simili. Il contadino viveva a stretto contatto col feudatario, io Bezos lo posso vedere solo col binocolo, è per me inavvicinabile. Ma non c’è bisogno di arrivare a Bezos bastano Fedez e i suoi simili, cioè tutta la fairy band dei cosiddetti Vip, rockstar, showman o showwoman, attori anche non necessariamente hollywoodiani, anche non necessariamente degli artisti della recitazione, che conducono una vita totalmente diversa dalla mia alla quale io non posso accedere se non come spettatore.

Certo il contadino e il nobile avevano degli status diversi, formalmente invalicabili, ma in buona parte vivevano nelle stesse condizioni. Per fare un esempio che riguarda la salute, vivere in un castello era meno salubre che vivere sui campi. Cibarsi di cacciagione tutti i giorni, come facevano i nobili, portava a malattie invalidanti (idropisia) che i contadini non avevano, ne avevano altre forse più evidenti (molti a furia di star curvi sulla terra erano stortignacoli come sa ogni buon medico condotto). Insomma, in alto o in basso che si fosse, si stava, da questo punto di vista, sulla stessa barca. I nobili non vivevano più a lungo dei poveri. Né la medicina di allora poteva fare la differenza (si pensi a Don Rodrigo). Oggi se di Covid si ammala Berlusconi può cavarsela grazie all’équipe di specialisti da cui è circondato, se mi ammalo io, che pur ho qualche anno di meno, ci resto secco.

Però una certa perequazione il Covid l’ha portata. Non conosce confini, non conosce status, di suo non fa differenze tra ricchi e poveri, colpisce a chi cojo cojo, è tendenzialmente egalitario. Azzardando un poco si potrebbe dire che è socialista.

Il Fatto Quotidiano, 25 gennaio 2022