Alle elezioni comunali di Parma solo un candidato, Priamo Bocchi, si presenta con un partito, Fratelli d’Italia. Tutti gli altri preferiscono nascondersi nelle “liste civiche”. Ma quello di Parma non è un caso isolato, riguarda molti dei 978 comuni chiamati alle urne. Sono diventati tutti, o quasi, “civici”. C’è anche chi ci tiene a precisare puntigliosamente di non esser mai stato iscritto a un partito (Vignali, candidato del centro-destra a Parma).
Evidentemente il discredito accumulato dai partiti nel corso di decenni ha convinto anche molti uomini politici a tenersene alla larga o, per essere più precisi, a fingere di tenersene alla larga. I partiti, anche quando sono camuffati da liste civiche, sono lobbies che si autoproteggono e proteggono i loro adepti. Il cittadino non vota un candidato per chissà quali meriti o programmi o ideali, ma per ottenere protezione. Decisivo è quanto dice, intercettato, Pietro Polizzi, candidato nelle liste di Forza Italia a Palermo, a due noti esponenti mafiosi, Manlio Porretto e Agostino Sansone che ospitarono Totò Riina negli ultimi tempi della latitanza: “Se sono potente io… siete potenti voialtri”. Polizzi è stato poi arrestato in extremis. Ma non è questo che conta. Quello che conta è il metodo che è proprio di tutti i partiti: protezione in cambio di consenso. Quello che si aborra in un candidato è l’onestà, casomai l’avesse. L’affermazione di Benjamin Franklin “L’onestà è una virtù perché dà credito” si è trasformata nel suo contrario. L’onestà è un handicap, perché la persona onesta si sottrae a quei traffici, più o meno loschi, di cui è tessuta la politica italiana. Lo stesso Norberto Bobbio, che ha dedicato buona parte della sua lunga vita allo studio della Democrazia, ammette che il voto d’opinione, quand’anche ci sia, non conta nulla e aggiunge: “Oserei dire che l’unica vera opinione è quella di coloro che non votano perché hanno capito, o credono di aver capito, che le elezioni sono un rito cui ci si può sottrarre senza danni”. E Max Weber afferma che i programmi dei partiti sono delle pure apparenze e valgono come acchiappa farfalle. Ciò che conta sono i legami clientelari, familiari e, spesso, dichiaratamente mafiosi. In questa situazione in cui minoranze organizzate sono dominanti (oltre ai partiti naturalmente ce ne sono anche altre, soprattutto economiche) naufraga l’uomo libero che sarebbe il cittadino ideale di una democrazia, se esistesse davvero, e ne diventa invece la vittima designata. Questo molti italiani l’hanno capito e non è un caso che, di elezione in elezione, aumenti l’astensionismo, che è oggi il partito di gran lunga più consistente e più temuto dai partitocrati.
Come se non bastasse a questa situazione si è aggiunto il referendum proposto dai Radicali e dalla Lega sulla Giustizia, in realtà è un referendum contro la Giustizia e quel poco di senso di legalità che rimane agli italiani. Non per nulla il referendum è entusiasticamente appoggiato da Forza Italia che, oltre al suo leader, ha nel suo seno il maggior numero di pregiudicati, o ex pregiudicati, che oggi si vorrebbero salvare abolendo anche la legge Severino.
Lunedì assisteremo alla solita manfrina, già vista mille volte: tutti i partiti si dichiareranno in un modo o nell’altro vincitori. Chi sarà il vero vincitore io non lo posso prevedere né mi interessa. So però che c’è un unico perdente sicuro: il cittadino libero.
11 giugno 2022
m.f