Fra due giorni cominceranno i Campionati mondiali di calcio, l’avvenimento sportivo più importante insieme alle Olimpiadi. Si svolgeranno in Qatar, paese mediorientale di 2 milioni di abitanti con una superficie di poco più di 11 mila chilometri quadrati.
Il calcio è nato in Europa e si è poi esteso in Sud America che ha dato alcuni dei più grandi giocatori del mondo, da Pelé agli argentini Maradona e Messi. Ma poiché è popolarissimo (“Il più bel gioco del mondo”, secondo alcuni) è arrivato negli anni anche in Africa e nel mondo arabo. Siccome sono un patito seguo, oltre al nostro, molti campionati europei, la Liga, la Premier inglese, la Bundesliga (e anche il campionato scozzese che è molto divertente perché i giocatori si danno botte da orbi, ma in modo leale, e nessuno fa lo svenuto se ha subito un intervento un po’ brusco, diciamo che assomiglia un po’ al rugby). Bene, in tutti i campionati che seguo ho visto giocatori originari del Camerun, dello Zimbabwe, del Senegal, della Costa d’Avorio, del Ghana, nigeriani, algerini, tunisini, egiziani, dell’Oman e persino del Mali, ma non ho mai visto un calciatore qatariota (sia detto di passata: i neri sono diventati fortissimi – Nigeria docet – da quando, ingenui come sono, hanno smesso di essere ipnotizzati dalla palla e hanno capito il gioco).
Quanti europei andranno in Qatar: 6.000 chilometri di volo con grande spreco di energia? E quanti qatarioti andranno a vedere le partite visto che da loro il pallone da football è un oggetto misterioso? Si rischiano stadi semideserti.
In Qatar, nonostante sia autunno, si gioca a 32 gradi, tanto che hanno dovuto mettere l’aria condizionata negli stadi, altro spreco di energia. E queste temperature falsano il gioco, come avvenne nei Campionati del mondo in Messico dove si pretese di far giocare gli atleti a 2.500 metri di altezza, penalizzando le squadre più dinamiche come la Danimarca Dynamite (in Messico giganteggiò anche Socrates, nomen omen, che pensava molto ma non si spostava di un metro, mentre nel Campionato italiano si rivelò una ciofeca).
Scegliendo il Qatar si sono falsati contemporaneamente i Campionati nazionali e la Champions, perché dopo la sosta di un mese (che prima di questa follia si faceva in estate) le squadre non saranno più nella stessa forma che hanno adesso e dovranno ricominciare da capo, saranno due diversi Campionati e due diverse Champions.
Perché questa follia? Elementare Watson: la FIFA ha ricevuto dal Qatar 880 milioni di dollari. Lo stesso Blatter, presidente della FIFA, ha fatto mea culpa: “il Qatar fu una scelta sbagliata e io ne sono il responsabile”.
Business is business, as usual. Ma ormai nel calcio tutto è diventato economico, tutto è diventato denaro, emarginando i contenuti rituali, mitici, simbolici, sentimentali, emotivi e anche sociali che hanno fatto la fortuna di questo gioco per più di un secolo, sacrificandolo all’unico dio oggi universalmente riconosciuto: il Dio Quattrino. E il denaro, come un grande incendio, finisce per bruciare proprio il materiale di cui si alimenta.
Trent’anni fa avevo previsto che il calcio andava a morire per il prevalere che vi aveva preso l’economia (Il denaro “Sterco del demonio”, 1998). Questa fosca profezia, al di là di alcune apparenze trionfali, si sta avverando e così gli apprendisti stregoni, gli idolatri del Denaro, avranno realizzato, è il caso di dirlo, l’ennesimo autogol.
Il Fatto Quotidiano, 19 novembre 2022