La Fda, Food and Drug Administration, ha autorizzato la produzione e distribuzione di carne sintetica, cioè di carne prodotta in laboratorio estraendo cellule da animali vivi. L’uomo è un animale onnivoro, con buona pace di vegetariani e vegani, e potrebbe anche accettare di ingurgitare bistecche sintetiche. In fondo è anche, dopo il topo, l’animale più adattabile, anche perché pauroso, e a questo dobbiamo, finora, la nostra sopravvivenza. Poco importa che non si ha nessuna certezza sugli effetti per la salute. La Scienza assicura che non ce ne saranno, ma la Scienza ha perso molta della sua credibilità negli ultimi anni, vedasi il casino creato da stimatissimi esperti sul Covid, sul long-Covid, sui vaccini, sugli effetti collaterali durante la recente pandemia. Ma poco importa, la bistecca avvelenata è un business che vale 1.000 miliardi di dollari. Il progresso vale pur qualche rischio. In questa corsa vertiginosa verso il “sol dell’avvenire” abbiamo eleminato decine di migliaia di specie animali, cioè inciso profondamente sull’ecosistema. Ma poco importa se, putacaso, erano anche specie commestibili, adesso abbiamo la bistecca avvelenata. Il nostro modello di sviluppo sul quale nessuno, o pochissimi, osa fare una qualche riflessione è riuscito a disgustare anche i topi. Il che è tutto dire.
Qualche anno fa, novello Jean Valjean, scesi con un tecnico nelle fogne di Milano, un affascinante manufatto ottocentesco in mattoni rossi (stavo facendo un’inchiesta sui rifiuti per Pagina). Dopo aver perlustrato i vicoli di quella città sotterranea e bordeggiato fiumi mi resi conto che, dopo mezz’ora, non avevamo avvistato nemmeno un topo. Ne chiesi la ragione al mio accompagnatore: “Ah, disse, sono alcuni anni che non se ne vedono più. Non sopportano gli scarichi chimici che arrivano qui dall’industria, dai laboratori, dalle case e quindi sono andati a vivere all’aria aperta”. Hanno scelto la libertà. Insomma, in quella città sotterranea non si sentiva un onesto odor di merda ma l’imperio della chimica. Questo imperio è stato causa di alcuni effetti, diciamo così, “collaterali”. Nelle vecchie fogne l’acqua che ne fuoriusciva creava le marcite, cioè terreni su cui si depositava il liquame, e di marcita in marcita l’acqua arrivava al Ticino così limpida che la si poteva anche bere. Da anni il comune di Milano ha dovuto dotarsi di tre impianti di depurazione, ciò che prima avveniva in modo naturale oggi avviene in modo innaturale, demandato alla tecnologia. Ed è tutto così nel nostro mondo. Bistecca sintetica docet.
Certo non tutto è negativo nel progresso. Chi oggi mangerebbe una bistecca cruda invece di una ben rosolata? C’è un bel libro di Roy Lewis, Il più grande uomo scimmia del Pleistocene (una sorta di intelligente antiFini). La storia è questa. Edward ha scoperto il fuoco ed è lì in una radura che insieme ai suoi familiari si sta mangiando una bella bistecca non più cruda ma cotta. Ad un certo punto si sente un gran trambusto fra le cime degli alberi. È lo zio Vania che si è sempre rifiutato di scendere a terra considerandolo pericoloso. Dice Vania: “Questa volta l’hai combinata grossa, veramente grossa Edward” (era la rivelazione prometeica dell’utilizzo del fuoco). Però riescono a convincere zio Vania a scendere a terra e lo invitano a mangiare con loro la carne. E anche l’iper conservatore Vania deve ammettere che fra una bistecca cruda e una cotta c’è una bella differenza. Cosa insegna questa favoletta? Che dire no sistematicamente al Progresso è stupido, com’è altrettanto stupido dirgli sistematicamente di sì. Si comincia con la bistecca cotta e si finisce con quella sintetica.
Il Fatto Quotidiano, 1 dicembre 2022