Nel suo recente viaggio negli Stati Uniti Giorgia Meloni ha parlato con Biden di quello che è stato spudoratamente chiamato “Piano Mattei per l’Africa”. Una sorta insomma di Piano Marshall solo che il Piano Marshall fu effettivamente di grande aiuto per l’Italia per risollevarsi dalla sconfitta nella Seconda guerra mondiale. Il cosiddetto “Piano Mattei” ha tutt’altri obiettivi, lo ha svelato involontariamente la stessa premier italiana in un’intervista a Fox News e in quella al direttore di Sky Tg24 Giuseppe de Bellis. L’intervista a Fox non l’ho vista, quella a Sky si. Le luccicavano gli occhi, alla Giorgia nazionale, nell’elencare le grandi ricchezze africane, rame, oro, platino, diamanti, cobalto e il silicio che è diventato più importante dell’oro, dei diamanti e persino del petrolio perché una componente essenziale dell’apparato digitale. Il retropensiero, non poi tanto retro, di Meloni è di rapinare l’Africa subsahariana delle sue ricchezze mascherando lo scippo come aiuto. Rafforzeranno quindi le proprie posizioni in Africa nera l’Eni, l’Enel e partecipate, oltre ad altre multinazionali non italiane. Di questo colossale affare agli africani arriveranno si e no le briciole, così come avvenne al suo tempo nel Afghanistan post talebano dove del enorme mercato degli stupefacenti ai contadini afgani rimaneva l’1 percento. I “new talibans”, come vengono adesso chiamati, hanno rimesso le cose a posto proibendo nel modo più assoluto la coltivazione del papavero da cui si ottengono gli stupefacenti, così come aveva fatto il Mullah Omar nel 2001.
Ma il Piano Mattei, insieme agli altri paesi che vorranno partecipare alla rapina sotto questa bandiera, avrà ripercussioni ancora più profonde. Smantellerà quel che resta dell’economia e della socialità africane, quell’ ”economia di sussistenza” (autoproduzione e autoconsumo) su cui questi popoli hanno vissuto, e a volte prosperato, per secoli. Anche quando si abbiano le migliori intenzioni –e non è certamente questo il caso del Piano Mattei- la sola contaminazione con gli occidentali è devastante per gli abitanti dell’Africa nera (parliamo quindi dell’Africa subsahariana). Di qui le spaventose e tragiche migrazioni verso l’Europa. Come abbiamo già scritto altre volte, l’Africa nera era alimentarmente autosufficiente fino agli anni Settanta quando i paesi occidentali ex coloniali si accorsero che poteva essere un mercato allettante in virtù del suo numero di abitanti (circa 700 milioni). Il colonialismo economico è stato molto più devastante di quello classico, coloniale. Quest’ultimo, senza volerlo con ciò giustificare, si limitava a rapinare materie prime di cui in genere gli autoctoni non sapevano che farsene ma non pretendeva di cambiare l’economia, la socialità, le istituzioni, le tradizioni di quella gente. Nel Vizio oscuro dell’occidente (2002) scrivevo che l’Africa nera era pericolosa per noi come “un cimitero in putrefazione”, cioè per il contraccolpo che avrebbe provocato sulle nostre terre, come le migrazioni dimostrano.
In Niger si gioca la stessa partita anche se con forme e colorazioni diverse. Tutta la “comunità internazionale”, cioè i soliti noti più alcuni paesi africani assoggettati ai nostri voleri, si è schierata contro il recente colpo di stato in Niger. Si dice che il nuovo regime è antidemocratico e anticostituzionale. Ma in quale Costituzione c’è scritto che tutti i paesi debbano essere democratici? Nella sola Nato c’è la Turchia che è difficile dire sia un paese democratico. Nostri stretti alleati sono l’Egitto del golpista Abdel Fattah Al Sisi, il dittatore tunisino Kais Saied, il sultanato dell’Arabia Saudita.
Si afferma che la Russia sia alle spalle del colpo di stato del neopresidente Abdourahmane Tchiani. Per la verità la Russia si era sempre disinteressata dell’Africa, terreno privilegiato del colonialismo inglese, francese, belga (in Africa, almeno quando l’ho frequentata io, diciamo negli anni Ottanta, Hitler era un mito perché aveva combattuto inglesi e francesi). Può darsi che adesso nella lotta fra il mondo di Putin e quello occidentale la Russia voglia recuperare posizioni. Ma, per ora, è solo un processo alle intenzioni visto che anche la Russia ha condannato il colpo di stato nigerino. Ah, se non è proprio la Russia, saranno le milizie della Wagner, che sembrano essere diventati un prezzemolo buono per tutte le occasioni. Insomma è la favola di Esopo: se non sei stato tu sono stati i tuoi figli.
In Niger sono presenti 1500 soldati francesi, 1000 americani, 350 italiani. Macron si è detto deciso ad intervenire in Niger perché l’ambasciata francese è stata attaccata, assediata da migliaia di manifestanti. Sorprende che ci si sorprenda dello spirito antifrancese che è presente non solo in Niger ma anche in Mali, in Ciad e in tanti altri paesi africani. Cioè tu tieni sotto il tuo piede ferrato dei Paesi epoi ti sorprendi perché non ti amano? Anche la faccia tosta dovrebbe avere un limite ed essere considerata un “reato universale”.
Il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2023