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“L’estate sta finendo”, Righeira, 1985

L’estate sta finendo. Meno male. Mentre sto scrivendo (22 agosto ore 14.20) la temperatura a Milano è di trentanove gradi. Vivo da sempre a Milano e una temperatura del genere non l’ho mai vista. Abbiamo avuto un inverno, almeno qua a Milano, che non è stato un inverno. La sera io vado spesso a mangiare al ristorante, con amici o amiche, e anche a gennaio e febbraio che dovrebbero essere i mesi più freddi abbiamo sempre mangiato fuori. Poi c’è stata una stagione incerta. Anormalmente calda, non si capiva se era il residuo di un inverno anomalo o l’inizio di una primavera incerta. In qualche modo si è arrivati a luglio che normalmente a Milano è il forno di tutti i forni. E così è stato. Ma poi è arrivato agosto che normalmente, a parte i primissimi giorni, è più fresco di luglio. Invece adesso siamo a trentanove gradi. Non so se Milano, piazzata al centro di una pianura che sta, seppur lievemente, sotto il livello del mare, che a differenza di tutte le altre città italiane ed europee non ha un fiume degno di questo nome, possa essere un segno del cambiamento climatico globale. Certamente qualcosa dice.

La mia situazione e quella dei miei coinquilini è aggravata dal fatto che a causa dell’Ecobonus siamo impacchettati e quindi anche quando pur esistesse un refolo d’aria non ci arriva. In più i miei coinquilini, per un’afagia di denaro che caratterizza la classe media italiana, hanno voluto un telo pubblicitario. Quindi per un anno intero noi non abbiamo avuto né luce né sole né aria. Sono convinto, come ho già scritto in altra occasione, che se tu andassi da un bangla e gli dicessi: io ti do un po’ di denaro ma tu per un anno rinunci  alla luce, all’aria, al sole, quello ti sfanculerebbe. Il paradosso è che adesso quello stramaledetto telo ci verrebbe in soccorso per pararci dai feroci raggi del sole di questo agosto.

L’estate sta finendo. Ed è l’estate, non il primo dell’anno, che segna il passaggio da un anno all’altro. Diamola pure per finita l’estate, adesso che ci resta? “Basta che non ci debba mai mancare qualcosa da aspettare” canta il menestrello Jannacci. Ma adesso che cosa abbiamo da aspettare? Un'altra estate sperando che sia migliore di questa ma, come canta Giorgio Gaber in Porta Romana “un anno è lungo da passare”. E quindi dobbiamo aspettarci le solite polemiche politiche prive di senso, Salvini che tenta di fare le scarpe a Meloni, l’opposizione che abbaia a vuoto, Zelensky che fa la star, i russi che perdono anche se vincono, la Cina sempre più vicina, il festival di Sanremo, il concorso di Miss Italia con ragazze standard prive di qualsiasi appeal, aggiungiamoci pure la Festa del Fatto, le partite di un calcio sfinito che si è trasferito negli Emirati dove non hanno mai visto un pallone. Una prospettiva da far venire i brividi.

L’estate è stata sempre una promessa di amori, e, diciamo pure la parola proibita, di felicità, soprattutto se al mare. Sono infinite le canzoni che parlano di amori estivi e di conseguenti, e altrettanto elettrizzanti, tradimenti. Canta sempre Celentano in Storia d’amore: “Tu non sai cosa ho fatto quel giorno quando io la incontrai/ In spiaggia ho fatto il pagliaccio/ Per mettermi in mostra agli occhi di lei/ Che scherzava con tutti i ragazzi all'infuori di me/ Perché perché perché perché, io le piacevo/ Lei mi amava, mi odiava, mi amava/ Mi odiava, era contro di me/ Io non ero ancora il suo ragazzo e già soffriva per me/ E per farmi ingelosire/ Quella notte lungo il mare è venuta con te”. Ah quelle passeggiate notturne lungo il mare. Ma qui mi rendo conto di confondere l’estate con la vecchiaia, la mia. A noi vecchi è consigliata, perché molto più riposante, la collina. Ma li c’è un riposo che, almeno ai miei occhi, somiglia un po’ troppo all’eterno riposo. E quindi insisto ad andare al mare anche se non cavo più un ragno dal buco.

In realtà molto più favorevole per i vecchi è l’inverno. Con la sua oscurità, con la sua penombra, ci nasconde e ci protegge. Mentre d’estate i vecchi sono costretti ad uscire come topi dalle tane. Li vediamo in carrozzella, con i bastoni, con le protesi all’anca. Eppure nonostante sia consapevole di tutto questo io, come il giovane Celentano, continuo ad aspettare l’estate tutto l’anno, anche se non mi può dare assolutamente più nulla. E non so nemmeno quanto possa dare anche ai giovani, perché scopare a quaranta gradi all’ombra è una fatica che è meglio evitare.

“L’estate sta finendo e un anno se ne va”.

Il Fatto Quotidiano, 28.08.2023