Mentre tutto il mondo si armava e si riarmava la Germania, il Paese più importante d’Europa per popolazione e soprattutto economia (“la locomotiva d’Europa”) disarmava, anche se ora sta recuperando. Uno studio del Kiel Institut für Weltwirtshaft ha calcolato che nel 1992 la Germania disponeva di 4000 carri armati, scesi a 2400 nel 2004 e ridotti a 339 nel 2021. Gli obici erano 300 e trent’anni dopo 120. I caccia erano 443 nel 2004 e nel 2021 erano 226. I veicoli da combattimento della fanteria sono passati da 2122 a 674. In compenso la Germania, come tutti gli altri Paesi europei sotto il giogo degli Usa, continua a dissanguarsi militarmente e economicamente a favore dell’Ucraina anche se recentemente il pur scialbo Cancelliere Scholz (nostalgia di Angela Merkel) ha manifestato qualche dubbio in proposito.
A che cosa si deve questo disarmo pressoché unilaterale? Probabilmente al complesso di colpa, incoraggiato dagli Stati Uniti e dai Paesi europei al loro laccio, per lo sterminio degli ebrei durante il periodo del nazionalsocialismo. Anche se Hitler (mi auguro che non sia un reato il solo nominarlo) aveva qualche legittima preoccupazione per il potere finanziario che la comunità ebraica aveva assunto in Germania. Questa preoccupazione l’aveva anche il celebre filologo ebreo Cesare Segre che scrivendo a un amico affermava, in sostanza, che questo potere finanziario era gravido di pericolose conseguenze. Ciò naturalmente non giustifica lo sterminio degli ebrei, consumatosi negli anni della seconda guerra mondiale e diventato sempre più feroce quando si capì che la fine del Terzo Reich era imminente. Non giustifica che un bambino ebreo, come qualsiasi altro ebreo, fosse mandato a morire nei lager di Auschwitz, Mauthausen e Dachau.
Peraltro, anche se oggi sembra singolare dirlo, la Germania nazionalsocialista non era particolarmente aggressiva, non più di altri Paesi europei. Hitler (mi auguro che non sia un reato il solo nominarlo) voleva riprendersi ciò che era culturalmente tedesco in Europa, l’Austria, la Cecoslovacchia e al suo interno i Sudeti di cultura tedesca cioè la Boemia, la Moravia e la Slesia dove vivevano più di tre milioni di tedeschi, insomma, venendo al presente, più o meno quello che ha fatto Putin riprendendosi la Crimea che all’ottanta percento è russa o russofona perché insieme al quaranta percento di russi propriamente detti è abitata da tatari che fan parte della storia russa.
La Germania, sia quella che precede il nazional socialismo, sia quella nazista, non è mai stata, a differenza della Gran Bretagna, della Francia e della stessa Italia, colonialista (Hitler era furibondo con Mussolini per le sue avventure in Africa, che, sia detto di passata, favorivano solo gli Alleati e Hitler fu costretto a mandare dei rinforzi sotto il comando di Rommel, uno dei più grandi generali tedeschi che poi tenterà un colpo di Stato ritenendo che il razzismo di Hitler e dei suoi disonorasse l’esercito tedesco di ispirazione sveva e prussiana. C’è anche da dire che a El Alamein gli italiani si batterono valorosamente meritandosi l’elogio di Rommel). Fuori dai confini europei ha tentato l’avventura solo in Namibia che, oltre a essere, per la sua natura geografica uno dei paesi più affascinanti del mondo, oggi è quello meglio governato, con rigore tedesco appunto.
Il sostanziale anticolonialismo tedesco è proseguito anche nel dopoguerra. La Germania a differenza dell’Unione Sovietica non si è mai sentita antagonista degli Stati Uniti, solo diversa nei costumi, molto più profonda dal punto di vista del pensiero filosofico (da questo punto di vista gli ultimi due secoli sono stati dominati dal pensiero tedesco, Marx, Kant, Hegel, Schopenhauer, la scuola di Francoforte e soprattutto Nietzsche) nel Welfare e nel rigore etico che non va confuso col moralismo.
A parte l’Afghanistan non ha partecipato alle avventure predatorie degli americani in Serbia, in Iraq e soprattutto in Libia dove la defenestrazione del colonnello Mu’ammar Gheddafi, nei modi atroci che conosciamo e che farebbero orrore persino all’Isis, fu voluta soprattutto dai francesi e sciaguratamente, masochisticamente, dall’Italia di Berlusconi che con Gheddafi aveva strettissimi rapporti. In realtà la ragione profonda di quella guerra è che i francesi, sostenuti naturalmente dagli americani, volevano scalzare l’Italia nei rapporti con la Libia. Inoltre tutte le guerre volute dagli americani nell’ultimo quarto di secolo sono venute regolarmente in culo all’Europa.
Come si rimedia a questa situazione che condanna il Paese più importante d’Europa all’irrilevanza? Innanzitutto togliendo alla Germania l’anacronistico divieto di possedere l’Atomica. La Bomba ce l’hanno, oltre a Stati Uniti e Russia e Cina, Gran Bretagna, Francia, Corea del Nord, India, Pakistan e Israele che ci tiene a far sapere che ce l’ha ma non ha mai accettato le ispezioni dell’Aiea, Agenzia internazionale per l’energia atomica. Non ce l’ha invece l’Iran, sotto sanzione da quando Khomeyni scalzò la Scià di Persia, un burattino degli Stati Uniti. L’Iran ha sempre accettato le ispezioni Aiea che hanno certificato che nelle sue centrali nucleari l’arricchimento dell’uranio impoverito necessario per costruirsi la Bomba non ha mai superato il cinque percento (per la Bomba occorre arrivare a un arricchimento del novanta percento). In Iran l’uranio non è usato a fini militari, ma civili e medici.
Ma che ci serve, dirà forse il lettore, una Germania nuclearmente armata quando c’è già la Nato? La Nato è uno strumento totalmente in mano agli americani, che vi mettono a capo una nullità qualsiasi come attualmente il norvegese Stoltenberg e in futuro, chissà, persino Mario Draghi che vi porterà la sua leggendaria “agenda”. La Nato, letteralmente North Atlantic Treaty Organization era nata come strumento esclusivamente difensivo, vedi l’art. 5 del Trattato, cioè se un paese Nato veniva attaccato gli altri avevano il dovere di correre in sua difesa. Ma negli ultimi decenni la Nato si è trasformata in uno strumento offensivo. Quasi tutte, per non dir tutte, le aggressioni americane sono state perpetrate contro Paesi che non minacciavano nessun paese Nato: la Serbia (1999), l’Afghanistan (2001), l’Iraq (2003), la Libia (2011).
In linea puramente teorica la Nato e l’Unione europea non avrebbero nessun dovere di intervenire a favore dell’Ucraina del gradasso Zelensky che della Nato non fa parte. Così come è molto difficile che possa entrare nell’Unione europea perché non ne ha i requisiti essenziali: Zelensky ha cancellato ogni opposizione, ha cancellato la libertà di stampa, ha cancellato insomma ogni elemento di democrazia. Putin non ha fatto di meglio. E inquieta, come nota sul Corriere Danilo Taino, che se la Russia avesse aggredito la Germania “il paese non sarebbe stato in grado di difendersi per più di qualche giorno”. Ma forse la Germania, che continua a dissanguarsi a favore dell’Ucraina, paese inesistente e mai esistito, perderebbe anche contro gli ucraini, anche se il popolo ucraino è pochissimo motivato visto che otto milioni se la sono filata, coraggiosamente, da quel Paese.
Bisogna ridare quindi alla Germania il posto che le spetta e non solo e non tanto perché, con Italia e Francia, è uno dei fondatori e precursori dell’Europa unita. “Deutschland über alles”, quindi. Per ora si consola col Bayern di Monaco.
1° Ottobre 2024, Il Fatto Quotidiano