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In un articolo per il Corriere della Sera intitolato “Lo ‘spaccone’ e le parole che tornano (17.2) Paolo Di Stefano, giornalista ma soprattutto fine linguista, si scusa per essere costretto ad usare dei termini esclusivamente al maschile tanta è la preoccupazione di non urtare la sensibilità del “gentil sesso”, che oggi tanto gentile non è più.

Io non vedo di che cosa si possano lamentare le donne almeno quando si parla di raggiungere ruoli apicali: il Presidente del Consiglio italiano è una donna, Giorgia Meloni, il leader dell’opposizione è una donna, Elly Schlein, il Presidente della Commissione europea è una donna, Ursula von der Layen, il Presidente del Parlamento europeo è una donna, Roberta Metsola, a capo della Bce, ruolo fondamentale, c’è una donna, Christine Lagarde.

Certamente ciò non significa che nella vita comune non esistano discriminazioni a sfavore delle donne: nelle assunzioni un imprenditore, soprattutto un piccolo imprenditore, ci pensa due volte prima di ingaggiare una donna perché potrebbe rimanere incinta, e per lo stesso motivo, a parità di ruolo e di capacità, una donna prende in genere un salario inferiore a quello di un uomo. E’ dell’altro giorno il rapporto dell’Inps che documenta il gap fra i salari degli uomini e delle donne addirittura del venti per cento.

Però nelle relazioni sessuali è l’uomo ad essere in difficoltà per la semplice ragione che, per ragioni antropologiche poi diventate culturali, in un processo che sarebbe troppo complicato spiegare qui, è dalla parte della domanda (nel linguaggio popolare ci si chiede normalmente “la dà o non la dà?” e non “lo dà?”).

Il “MeToo”, partito da ragioni ragionevoli soprattutto nel mondo aziendale, perché molto spesso il capo abusa delle dipendenti utilizzando la sua posizione (molto meno nel mondo dello spettacolo dove mi lascia perplesso che un’attrice o una ballerina dopo aver ottenuto il ruolo dal regista lo accusi di “molestie sessuali” avvenute magari trent’anni prima e spesso si tratta di parola contro parola) ha ulteriormente complicato il già complicato rapporto fra i due sessi (ma sono ancora solo due?). Lo vedo anche nella mia storia personale e nella stessa difficoltà che ho, come Paolo Di Stefano, nel scrivere questo articolo cercando di non urtare la sensibilità femminile, impiegando quindi molta prudenza nell’usare il maschile e il femminile. Fino a non moltissimi anni fa ricevevo a casa i lettori, uomini e anche ragazze, sia pur in misura minore, che chiedevano di incontrarmi. Oggi se sono uomini, direi ragazzi perché in genere si tratta di giovani, continuo a riceverli a casa, se sono ragazze le porto al bar di sotto perché basta che lei dica “ci ha provato” e, parola contro parola, sei spacciato, una macchia di maniaco sessuale non te la leva più nessuno e ha riflessi sulla tua carriera professionale.

Recentemente Luis Rubiales, ex Presidente della Federcalcio spagnola, è stato condannato (“aggressione sessuale”) per aver baciato, nell’entusiasmo di una vittoria, una calciatrice. Eppure nel calcio maschile i giocatori si abbracciano e si baciano dopo una vittoria senza che nessuno abbia qualcosa da ridire accusandoli, poniamo, di omosessualità.

Il “MeToo” ha aperto un vaso di Pandora soprattutto nel mondo dello spettacolo e dello star-system. Si cominciò nel 2018 con Daniele Gatti, che era direttore d’orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, e venne rimosso perché accusato di “comportamenti inappropriati” da due soprano. Mi piacerebbe sapere quando un comportamento è considerato “inappropriato”. All’alba di una possibile relazione sentimentale è l’uomo proprio perché sta, come ho detto, dalla parte della domanda, a dover fare una avance, che so, una carezza sui capelli o una mano sulla spalla, per farle capire che ti piace.

In Oriente nel mondo tantrico lui si stende una prima volta per quindici giorni alla sinistra del letto su cui lei è distesa, una seconda volta, sempre per quindici giorni, a destra. E quando la scopa? Mai. Perché prima arriva qualcuno un po’ meno tantrico.

Il maschio, a meno che non sia un bruto, e in questo caso va sanzionato con la massima severità, è timido, cosa che non so quanto sia capita e apprezzata dalla ragazze. Quante occasioni perdute per questa timidezza.

Io dedico questa canzone

Ad ogni donna pensata come amore

 In un attimo di libertà

 A quella conosciuta appena

 Non c’era tempo e valeva la pena

 Di perderci un secolo in più

 A quella quasi da immaginare

 Tanto di fretta l’hai vista passare…

 E ti piace ricordarne il sorriso

 Che non ti ha dato e che tu le hai deciso…

 Alla compagna di viaggio

 I suoi occhi il più bel paesaggio

 Fan sembrare più corto il cammino

 E magari sei l’unico a capirla

 E la fai scendere senza seguirla” (Le passanti, 1974, De André).

Poi sono venuti i casi di Depardieu, Spacey, Mbappè (tre gol al City in Champions), di Vin Diesel, degli Alpini al loro raduno nazionale, della interminabile “lista Epstein” che ha coinvolto il Principe Andrea, caduto in disgrazia presso la Famiglia Reale con l’accusa di aver abusato di una ragazza minorenne nella dimora di Epstein, di David Copperfield, di Michael Jackson, dell’agente francese di modelle Jean-Luc Brunel… Casi diversissimi finiti nello stesso mazzo. Come se ne esce? Mai!

 

26 febbraio 2025, il Fatto Quotidiano