Ho letto che una signora di Sassari, di soli 42 anni, gravemente ustionata in varie parti del corpo, avrebbe potuto essere salvata con l’amputazione di un piede e di una mano. Ma la signora, alla presenza di tre magistrati, ha rifiutato l’operazione e poco dopo è morta. L’arcivescovo di Sassari, Paolo Atzei, ha definito la cosa ‘orrenda’ e ha affermato:‘‘Ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità. Nessuna legge può spezzare una vita’’. Dite quel che volete, ma io sono d’accordo con l’arcivescovo.
Mario Nunez, Arezzo
In uno stato moderno e laico la vita non appartiene né alla Chiesa né allo Stato, ma solo a chi ne porta il fardello. La decisione della signora è perfettamente legittima come corretto è il comportamento degli altri protagonisti o comprimari di questa triste vicenda: i medici che hanno rispettato la volontà della donna, i magistrati che l’hanno certificata e i genitori che hanno dato il loro assenso peraltro ininfluente. Troppo spesso, in vicende come queste, si dimentica che la nostra Costituzione prevede che ‘‘nessuno può essere sottoposto ad un trattamento sanitario contro la sua volontà’’. Maria Grazia Panin, così si chiama la signora, era perfettamente lucida quando le è stato chiesto se intendeva sottoporsi a un intervento che l’avrebbe mutilata e ha detto di no. Com’era suo sacrosanto diritto. La presenza dei magistrati serviva solo ad accertare la volontà della donna e che tale volontà fosse espressa nel pieno possesso delle facoltà mentali. Se i medici si fossero opposti alla volontà della donna avrebbero violato la Costituzione, la legge e avrebbero commesso un reato. Con buona pace dell’arcivescovo di Sassari la legge, per quanto alle volte possa sembrare il contrario, ha ancora un valore in questo Paese. E nessuno può essere mutilato contro la sua volontà, sia pure ‘a fin di bene’. Qual è il mio bene lo decido io e solo io.
Massimo Fini