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Finalmente Berlusconi c'è riuscito.  A distruggere Mani Pulite. Ci aveva provato una prima volta col “decreto Biondi” ed era stato proprio un Di Pietro fremente a fermarlo andando a gridare la sua indignazione in Televisione, con un atto irrituale che gli è stato poi rimproverato fino alla nausea.Ci ha provato una seconda volta sempre con l'ineffabile Biondi per cui assistemmo  all'incredibile spettacolo di un ministro della Giustizia che mandava gli ispettori non nelle procure neghittose e inefficienti ma nell'unica che lavorava a pieno regime i e sulla base di una decina di esposti ridicoli la metà dei quali era stata presentata dall'azienda di cui era proprietario il capo del Governo di cui il ministro della Giustizia faceva parte. Pochi mesi dopo quest' atto di inaudita protervia, che nemmeno i  governi della Prima Repubblica avevano osato, Antonio Di Pietro lasciò l' inchiesta. E c'è definitivamente riuscito alla terza  occasione con la terribile insinuazione che ha fatto giovedì a Tempo Reale quando, con grande soavità, ha raccontato che in un “incontro privato” Di Pietro gli avrebbe detto o comunque fatto capire che, benché lo avesse firmato, non era d'accordo o comunque non era convinto dell'avviso di garanzia che il pool di Mani Pulite gli aveva inviato mentre presiedeva la Conferenza internazionale sulla criminalità a Napoli. Vediamo perché questa insinuazione è terribile e devastante per l'immagine di Di Pietro. Quell' avviso di garanzia, come Berlusconi non si è mai stancato di sottolineare, era un atto di gravità inaudita perché colpiva un presidente del Consiglio mentre rappresentava l' ltalia al massimo livello e in un meeting oltretutto dedicato proprio alla criminalità per cui assumeva anche un tono beffardo. Chi aveva firmato quel provvedimento si assumeva quindi una grande responsabilità e doveva perciò avere la certezza che si trattasse di un atto dovuto, necessario, improcrastinabile. Un magistrato che avesse firmato un provvedimento del genere senza esserne convinto dimostrerebbe di essere un irresponsabile e un codardo. Irresponsabile per ragioni tanto evidenti da essere tautologiche, codardo perché non avrebbe avuto il coraggio di dissociarsi e di dire di no. Ma il racconto che Berlusconi ha fatto a Tempo Reale ha un effetto devastante per Di Pietro anche sotto un altro aspetto. Ci sarebbe cioè un magistrato o un ex magistrato, la differenza conta fino ad un certo punto, che rivela particolari di un' inchiesta ancora in corso, di cui egli era titolare, proprio all'inquisito. Roba non più d'immagine ma da codice penale. La smentita di Di Pietro («Di ogni avviso che ho firmato mi sono assunto e mi assumo ogni responsabilità») è stata debole. Perchè è del tutto ovvio che chi firma qualcosa «si è assunto e si assume ogni responsabilità». È una smentita, come ha fatto subito notare il Giornale, che non smentisce niente: né l'incontro con Berlusconi né che nell' ambito di questo incontro si sia parlato dell'inchiesta che lo riguardava ne che il magistrato abbia espresso proprio le sue personali perplessità su quell'avviso di garanzia e proprio all'inquisito. Ma malissimo ha fatto il Procuratore capo di Milano, Francesco Saverio Borrelli, ad intervenire con ulteriori, dichiarazioni perché, in linea generale, un magistrato non dovrebbe mai parlare dei procedimenti di cui è titolare e perché Borrelli dovrebbe aver ormai capito che la tattica degli esponenti del cosiddetto “Polo delle libertà” è quella di provocare i magistrati, di farli uscire dal guscio delle loro ineccepibili inchieste per poi colpirli sul terreno dei comportamenti extraprocessuali dove sono più deboli e lo sono proprio perché su quel terreno non dovrebbero, istituzionalmente, metter piede. Così Silvio Berlusconi in un colpo solo ha centrato tre obiettivi. Screditare Di Pietro come magistrato e quindi, con lui, anche l'inchiesta Mani Pulite di cui fu la punta di lancia e di cui lui, Berlusconi, è un inquisito. Screditare Di Pietro come eventuale uomo politico e quindi come possibile, futuro avversario all'interno o all'esterno del suo schieramento. Stanare Borrelli, l'ultimo baluardo dell'inchiesta, e metterlo nel mirino degli sgherri del Polo in attesa di liquidarlo definitivamente. Un colpo tre centri. L 'uomo è abile, non c'è che dire e da Santoro, come scrivevamo anche ieri, l' ha doppiamente dimostrato. Ma la sua è l'abilità del serpente a sonagli