0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

Caro Bocca, ho letto l'articolo indignato che hai scritto a proposito della pubblicazione da parte del settimanale Panorama della lettera che Norberto Bobbio inviò a Mussolini. A parte che mi pare del tutto errato l'accostamento che fai fra la pubblicazione di questa lettera e quella di Togliatti sui soldati dell' Armir (la prima riguarda una vicenda personale, la seconda è un documento politico di grande importanza per capire la storia del Pci e quindi  anche quella recente del nostro Paese) sono d'accordo con te che il “peccato” di Bobbio, se di peccato si può parlare, è assolutamente veniale. Perché allora qualcuno ha potuto pensare che fosse mortale, tanto da indurre  Panorama a pubblicare la supplica del giovane Bobbio al Duce? La responsabilità, caro Bocca, è proprio della tua generazione, di quella «generazione di milioni di italiani che ha fatto la sua  lunga marcia dentro il fascismo», come tu scrivi, e che dopo averlo attraversato, aver ad esso aderito o aver con esso colluso, ci ha presentato per decenni il fascismo come Satana, come la sentina di tutti i vizi, come il peggiore di tutti i mali. E a questa demonizzazione del fascismo hai partecipato a lungo anche tu, Bocca, almeno fino a quando pubblicasti la Repubblica di Mussolini, che è del 1977. Voi state dimenticando con troppa disinvoltura, caro Bocca, non il vostro fascismo, ma il vostro antifascismo, un antifascismo così unilaterale, becero, intollerante da aver fatto dire sarcasticamente a Mino Maccari: «I fascisti si distinguono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti». Voi avete dimenticato le aggressioni a Renzo de Felice, il primo studioso che osò affrontare il fascismo da una prospettiva storica e non ideologica o moralistica. Voi avete dimenticato che negli anni Settanta non si poteva fare un giornale, costruire un' associazione, mettersi in cooperativa,  partecipare ad una riunione di  condominio, giocare a poker senza essersi prima dichiarati “laici, democratici e antifascisti”. Voi vi siete dimenticati di essere stati per anni dei professionisti dell'antifascismo e di aver costruito anche su questo (e qualcuno solo su questo) le vostre carriere. Voi avete dimenticato di aver avallato per quarant'anni quella vergognosa e comica finzione che si chiama “arco costituzionale” che escludeva milioni di elettori dalla vita democratica perché si richiamavano idealmente al fascismo (e fu Bettino Craxi -di questo gli va dato atto- e non certo voi, “intellettuali di sinistra”, a togliere i missini da quel ghetto). Voi avete dimenticato di aver parteggiato per gruppi che percorrevano le strade delle città italiane gridando “fascista, basco nero, il tuo posto è al cimitero”. Voi vi siete dimenticati di aver partecipato ad una cultura che teorizzava che “uccidere un fascista non è reato”. Voi vi siete dimenticati di non aver speso una sola parola quando giovani fascisti venivano massacrati ed uccisi solo perché ritenuti tali. Voi vi siete dimenticati di aver firmato, a priori e senza nulla sapere dei fatti, un appello a favore del bombarolo Feltrinelli solo perché era un antifascista doc e per di più ricco, cosa che a voi intellettuali di sinistra ha dato sempre particolari pruriti (essere ricco e comunista è il “non plus ultra per l'intellettuale di sinistra italiano che ama salvarsi l'anima garantendosi però il portafoglio). Voi, per anni ed anni, ci avete intossicato col vostro antifascismo impedendoci così di capire il fascismo e ciò che era realmente stato. E dopo aver demonizzato a questo modo il fascismo adesso non potete meravigliarvi ed indignarvi se qualcuno si indigna e si meraviglia che Bobbio abbia potuto scrivere al capo del Regime la lettera che scrisse. Se il fascismo è quello che voi per anni avete dipinto come poteva un uomo come Norberto Bobbio averci avuto un qualsiasi mercimonio? Questa era la domanda sottesa alla pubblicazione della lettera da parte dei giornalisti di Panorama che non sono dei “mascalzoni” e degli “sciacalli” come scrivi, ma solo delle persone che fanno il proprio mestiere con una certa spregiudicatezza come, del resto, facevi tu quando, come mi dicesti una volta, costruivi la tua carriera. Né vale l'argomento che ci sia stato un fascismo “buono” quello cui voi avete aderito, e un fascismo “cattivo”' quello che avete combattuto. Come ti ha fatto giustamente notare Giordano Bruno Guerri sulle colonne dell'Indipendente questa tesi è insostenibile. Si può dire anzi che il primo fascismo fu certamente peggiore e più sanguinario del secondo, perché è quello delle squadracce, delle violenze, dell'olio di ricino, dell'assassinio di Matteotti, di Gobetti, dei fratelli Rosselli, della galera a Gramsci di cui, al momento della richiesta di condanna, il pubblico ministero del Regime disse «bisogna impedire a questo cervello di funzionare per vent'anni» cosa che avrebbe dovuto far perlomeno riflettere d(gli intellettuali e degli studiosi, per quanto appartati. No, il “secondo fascismo” non era affatto peggiore del primo, era solo un fascismo perdente, come i più svegli fra voi avevano capito benissimo. Quindi, caro Bocca, delle due l'una: o il fascismo, preso nel suo complesso, collocato nella sua storia, visto nelle sue realizzazioni ed inibizioni, non fu affatto quel fenomeno demoniaco che per decenni ci avete presentato oppure il giovane Norberto Bobbio era un piccolo sporcaccione. Tertium non datur.