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L' 'intelligence' americana ha affermato di aver trovato nella zona di Aleppo tracce dell'uso di armi chimiche (Sarin), attribuendolo all'esercito di Assad. Un mese fa Obama aveva dichiarato che se Assad avesse superato la 'linea rossa', se cioè avesse fatto uso di armi chimiche, «gli Stati Uniti, consultati gli alleati, sarebbero intervenuti militarmente». Di recente Obama si è fatto più prudente («il quadro è ancora incompleto»), forse memore della figuraccia rimediata dagli Stati Uniti quando nel 2003 invasero l'Iraq sostenendo che Saddam Hussein deteneva 'armi di distruzione di massa'. Poi, rastrellato da cima a fondo il Paese furono costretti ad ammettere che di queste armi non c'era traccia. 'Figuraccia' che è costata agli iracheni dai 650 ai 750 mila morti, secondo un calcolo molto semplice fatto da una rivista inglese di medicina confrontando l'andamento dei decessi durante gli anni di Saddam con quello degli anni dell'occupazione. E ancora ne gliene costa perchè, abbattuto 'l'uomo forte', si è scatenata una guerra civile fra sciiti e sunniti con decine di morti quasi ogni giorno di cui la stampa occidentale non dà più nemmeno notizia.

Ma cio' che vorrei sapere è da dove deriva l'autorità morale degli Stati Uniti per tracciare 'linee rosse' sull'uso delle armi chimiche. Furono loro, nel 1985, a fornirle a Saddam in funzione antiraniana e, in prospettiva, anticurda. Facenda a cui il rais si adopero' diligentemente, finita la guerra, sui curdi (5000 persone 'gasate' in un sol giorno nel villaggio di Halabya) e, in modo più prudente, sui soldati iraniani cui peraltro Khomeini aveva proibito l'uso di queste armi perchè 'contrario alla morale del Corano', cosi' come, e per lo stesso motivo, il Mullah Omar, nel 1998 aveva proibito le mine anti-uomo. Nella guerra contro la Serbia gli Usa utilizzarono bombe all'uranio impoverito. Più di 50 militari italiani ne sono rimasti contaminati, ammalandosi di leucemia. Eppure avevano preso le loro precauzioni. Si puo' immaginare l'effetto di questo 'uranio impoverito' sugli ignari civili serbi e soprattutto sui bambini che viaggiano a un metro da terra e sono abituati a toccar tutto (ma il calcolo, prudentemente, non è stato divulgato). Nel 2001 gli americani per prendere Bin Laden hanno spianato le montagne dell'Afghanistan a colpi di bombe all'uranio (che sarebbe come cercare di uccidere un moscerino sparandogli contro una palla di cannone) e il ministro della Difesa Rumsfeld ammise che per «stanare i terroristi useremo anche gas tossici e armi chimiche». I risultati si vedono ora. Ha detto un contadino afgano, Sadizay: «Un raid della Nato ha distrutto la mia casa, ucciso mia moglie e tre dei miei figli. Ma quando ho visto nascere mio nipote senza gambe e senza braccia allora ho capito che gli americani ci avevano derubato anche del nostro futuro».

Col nuovo ministro degli Esteri, la 'non violenta' guerrafondaia Emma Bonino, forse non manderemo truppe in Siria, ma sicuramente le manteremo in Afghanistan, nella più infame, per ora, delle guerre del Terzo Millennio.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 4 maggio 2013

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C'è in Emma Bonino, nuovo ministro degli Esteri, la bontà sanguinaria di una Santa Caterina da Siena. E' una fanatica dei 'diritti umani'. Un po' meno degli esseri umani. Se sospetta che uno di questi Diritti sia leso, in una qualsiasi parte del globo, è pronta ad invocare l'arrivo delle truppe, dei carri armati, dei B52, delle bombe all'uranio impoverito. «Sono una non violenta, non una pacifista» dichiara. Fatto è che sono più di quindici anni che la Bonino è una guerrafondaia dai purissimi e santi intenti. Comincio' durante le vicende di Bosnia, saltellando da una Tv all'altra del Vecchio Continente e strillando: «Gli stupri etnici! Gli stupri etnici! Non possiamo tollerare gli stupri etnici!», mentre migliaia di persone morivano sotto le bombe all'uranio impoverito della Nato, il cui intervento, con questo pretesto, la Bonino aveva invocato nella sua qualità di Commissario europeo. E ha continuato, la 'non violenta', appoggiando tutte le guerre occidentali, successive e preventive: alla Serbia, all'Afghanistan, all'Iraq, alla Libia, mentre non sarebbe aliena alla «soluzione di forza» con l'Iran dove le donne indossano il chador che è una delle ossessioni di questa suorina laica.

Cio' che inquieta in Emma Bonino è l'indiscutibile buona fede. La malafede è meno pericolosa. Perchè ha la debolezza della cattiva coscienza, mentre la buona fede è inossidabile, incrollabile, invincibile, marcia con la Verità in tasca e la spietatezza che solo i Giusti possono pensare di potersi permettere.

Irrisolta come tutte le persone che si sono vocate a un Assoluto , e che amano il mondo senza amare gli uomini, Emma Bonino è, in un certo modo, una figura patetica. Crede di essere laica ed è fortissimamente impregnata di cultura cattolica di cui ha la crudeltà inconscia. Crede di essere liberale e non lo è. Un liberale che pretende che tutti lo siano non è un liberale: è un fascista. Crede di essere democratica ed è totalitaria, perchè non concepisce 'l'altro da sè'.

Donna destituita di ogni ironia e autoironia, come puo' esserlo solo una che è nata a Bra (Cuneo), quando parla ai suoi, ai radicali, si sente in dovere di essere spiritosa, con risultati imbarazzanti, in omaggio a un passato da Giamburrasca, da Ribelle, che è ormai un po' sbiadito, dopo otto legislature come deputato, due come parlamentare UE, un incarico come Commissario europeo e ,ora, ministro degli Esteri.

Catafratta nelle sue incrollabili certezze, refrattaria a ogni cultura e sensibilità che non siano le sue, la Bonino si reco' nel 1997, come Commissario europeo, nell'Afghanistan dei Talebani. I quali le permisero di vedere tutto quel che voleva. Lei si introdusse nel reparto femminile del policlinico di Kabul, con un codazzo di giornalisti, fotografi, cineoperatori che si misero a riprendere tutto e tutti, degenti comprese. Ora, è noto che nella cultura islamica c'è una particolare sensibilità sulla riproduzione della figura umana, maschile e femminile (se ci badate i loro tappeti hanno decorazioni solo animali, floreali, vegetali). Del resto nemmeno in Italia è permesso fotografare i degenti senza il loro consenso. Intervenne il 'Corpo per la repressione del Vizio e la promozione della Virtù', acchiappo' la Bonino e il suo codazzo e li porto' alla prima stazione di polizia. Li' le spiegarono come andavano le cose dalle loro parti e la rilasciarono. Lei, tornata a Bruxelles, ordino', per ritorsione, di tagliare gli aiuti umanitari all'Afghanistan.

Con un ministro degli Esteri di questo genere svanisce qualsiasi possibilità di ritirare le nostre ipocrite 'missioni di pace' all'estero (l'unica che è veramente tale è quella in Libano per tutelare quelle popolazioni dagli scontri fra Hezbollah e israeliani) risparmiando, fra l'altro, quei tre o quattro miliardi che si renderebbero utilissimi per risolvere alcuni problemi di casa nostra, come gli esodati e il rifinanziamento della Cassa integrazione.

Massimo Fini

Il Gazzettino, 3 maggio 2013

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Bel colpo, Beppe. L'incaponirsi su Rodotà ha portato ai seguenti risultati. 1) Un bis di Napolitano che ha tollerato senza fiatare tutte le nefandezze di Berlusconi (non per nulla lo chiamavi 'Morfeo'), ha firmato le leggi 'ad personam' e ogni volta che l'energumeno, nelle vesti di premier, faceva dichiarazioni eversive, tipo «la Magistratura è il cancro della democrazia», si limitava a dei generici «abbassare i toni» validi 'erga omnes'. 2) Il governo di 'larghe intese' (chiamarlo inciucio è proibito) fra Pdl e Pd che per diciotto anni si sono alternati al potere portando il Paese alla bancarotta economica e sociale (oltre che morale), che ora tentano di addebitare, col mantra della 'responsabilità', a 5Stelle che nel Parlamento è appena entrato. Hanno avuto 18 anni per dimostrare 'responsabilità' verso il Paese. La scoprono solo ora, perchè temono che la casa che hanno distrutto gli caschi addosso. 3) Berlusconi, che pareva finito, è uscito enormemente rafforzato da questo giro di valzer e ora detta legge. 4) Il premier incaricato è Enrico Letta, nipote di Gianni il 'consigliori' del Cavaliere. Ma si è anche rischiato ( e non è detto che il pericolo sia scongiurato) l'incarico al pupillo di Napolitano, Giuliano Amato. Che non è solo il premier che nottetempo, fra il 10 e l'11 luglio del '92, da vero ladro di Stato, ha messo le mani sui conti correnti degli italiani (altro che Monti), ma è stato il principale sodale di Craxi. Ha detto la figlia di Bettino, Stefania: «Papà era il capo di un partito di ladri? E allora Amato era il vice ladrone». Ma forse sarebbe stato preferibile che la protervia della 'nomenklatura' si spingesse fino a questo punto, fino ad Amato. Perchè sarebbe stato un tale schiaffo in faccia agli italiani, da fargli drizzare finalmente il loro membro floscio. Anche se ci credo poco.

Hai sbagliato i tempi, Beppe. Se tu avessi proposto fin da subito, prima che iniziasse la sarabanda, i nomi di Zagrebelski, di Caselli, di Prodi e anche di Rodotà visto che piace tanto ai tuoi attivisti ( che probabilmente non conoscono a fondo il personaggio, ben incistato sia nella Prima che nella Seconda Repubblica), Bersani non avrebbe potuto dirti di no perchè quei nomi li aveva ventilati anche lui. E Berlusconi sarebbe finito fuori gioco. Invece cincischiando con la Gabanelli e con Strada hai perso due giorni dando il tempo a Pdl e Pd di organizzare il 'grande inciucio' su Marini, che poi è fallito non tanto per merito vostro ma per il disfacimento del Partito Democratico. Il resto è venuto di conseguenza. Bersani non poteva più accettare Rodotà dopo che, con i suoi sponsor, gli si era messo di traverso. Sarebbe stato come consegnare le chiavi di casa propria ad un altro inquilino.

Caro Beppe so bene, quanto te, che la nostra è una parodia di democrazia, ma se tu intendi, come mi pare, rovesciare il tavolo rimanendone all'interno, devi imparare meglio la sua grammatica e la sua sintassi. Altrimenti i farabutti che giocano questo sporco gioco da decenni ti buggereranno ogni volta.

Con la simpatia, l'affetto e la stima di sempre.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 27 aprile 2013