0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

Dialogo fra un Covid e un Infettato.

C. “Come zono piccolino, come zono piccolino”.

I. “Sento un brusìo fastidioso all’orecchio. Non capisco cos’è. Non vorrei fosse la pressione alta che mi fa dei brutti scherzi”.

C. “Macché pressione alta, quella è una bagatella. Sono io”.

I. “Io chi?”.

C. “Il Covid 19”.

I. “Il Covid? E dove sei?”.

C. “Prova a immaginare”.

I. “Non lo so…”.

C. “Nel tuo corpo, ovviamente”.

I. “Ma io non ho nessuno dei sintomi covid”.

C. “Non gli hai ancora i sintomi covid. Eppoi non è nemmeno vero. Hai presente quella tossettina secca secca che ti viene la mattina quando ti alzi? Ebbene sono io”.

I. “Ma il medico dice che non è nulla”.

C. “Lascia stare. Quelli non ci capiscono nulla di noi Covid. Ti sei già dimenticato delle figuracce dei vari virologi, epidemiologi, infettivologi?”.

I. “Ma la mia temperatura è sicuramente sotto i 37 e 5. Dopo il lockdown sono andato in un paio di ristoranti e le misurazioni hanno dato esito negativo”.

C. “Anche su questo metodo di misurare la temperatura, a distanza, avrei parecchio da ridire. Sai, noi a furia di frequentare medici finiamo per saperla lunga. Era meglio quando vi ficcavate il termometro nel culo, anche più piacevole, cari criptofinocchi. Ah la tecnologia… Comunque sì, al momento la tua temperatura è normale, anzi un po’ bassina, diciamo sui 35. Se non incombessero accidenti ben peggiori sarebbe da preoccuparsi, ma non è il caso. ‘Oh, oh come zono piccolino, come zono piccolino’”.

I. “Piantala con questa salmodia, comincia a darmi sui nervi. Dimmi che intenzioni hai?”.

C. “Per un po’ resto qui al calduccio, nei bronchi. In posizione d’attesa. Devo verificare questa storia del plasma che fermerebbe la malattia, come voi la chiamate, cioè ci ucciderebbe. E anche noi Covid ci teniamo alla pelle. Ma credo che questa del plasma sia una bufala. Appena lo accerto scendo nei tuoi polmoni e ti faccio secco”.

I. “Ma se mi uccidi uccidi anche te stesso”.

C. “Grullo. Io ti infetto in modo irrimediabile, ma prima che i miei segni siano evidenti mi trasferisco su qualcuno che ti è vicino e qui faccio l’asintomatico. L’epidemia è questa, non lo avete ancora capito?”.

I. “Perché scegliete soprattutto gli anziani?”.

C. “Noi non scegliamo. Siamo imparziali. Siamo naturali. Non siamo né morali né immorali. Siamo amorali. Non aggrediamo gli anziani più dei giovani, solo che gli anziani sono soggetti più deboli, tutto qua. Certo che se li ficcate tutti insieme in qualche RSA, per noi è uno spasso, saltiamo da uno all’altro con grande facilità. Però, come in tutte le cose, è una questione di tempi. Quando ne sono rimasti in piedi due o tre balziamo su un parente e così ci troviamo finalmente all’aria aperta, liberi. Anche noi non amiamo il lockdown. Però un’eccezione alla nostra imparzialità la facciamo: per i bimbi. Noi non siamo umani. Voi all’inizio della Rivoluzione industriale avete mandato a lavorare in fabbrica dei bambini di sei anni, una vergogna. Leggi Marx ed Engels”.

I. “Sembri piuttosto informato, Covid. Come fai?”.

C. “Leggo i giornali e anche qualche libro”.

I. “Leggi i giornali!”.

C. “Sì, io scorrazzo liberamente per il corpo, ecco anche perché è difficile individuare i sintomi, sono troppi. Hai mai sentito un po’ di male agli occhi, una leggera congiuntivite? Sono io. Nel periodo del lockdown, quando stavi sempre a casa e leggevi non avendo altro da fare, ho avuto il tempo di farmi una cultura”.

I. “A me la cultura non è mai servita a nulla, solo a soffrire. Senti Covid, toglimi una curiosità. Ogni Covid agisce individualmente o siete una colonia come la Turritopsis, sai quella simpatica medusetta? La conosci?”.

C. “Benissimo. Siamo amici, se non altro per le dimensioni. Anche se io sono un milionesimo di una Turritopsis, si fa fatica a vedermi al microscopio. ‘Oh, oh come zono piccolino’”.

I. “Non hai risposto alla domanda”.

C. “Noi Covid agiamo individualmente, ma siamo diretti da una centrale”.

I. “Ah, interessante. E dove sarebbe questa Centrale?”.

C. “Come sei curioso. Facciamo un giochino. Ti do tre possibilità di indovinare”.

I. “In Cina?”.

C. “Vuoi scherzare? Quelli in un mese ci hanno distrutto”.

I. “In Russia, allora”.

C. “Non siamo mica matti. Putin sarebbe capace di sterminare milioni di asintomatici pur di poter dire che nel suo Paese l’epidemia non c’è”.

I. “Negli Stati Uniti?”.

C. “Gli americani sono meravigliosi. Dei veri fenomeni nell’autodistruggersi. Quelli dell’Isis proprio non li capisco, che bisogno c’era di buttar giù le Torri Gemelle? Trump poi è veramente delizioso, ci ha permesso una marcia trionfale simile al loro far west. Comunque no, non sono nemmeno loro. Game over. Hai perso”.

I. “Dai Covid, ti prego. Se mi dici dov’è questa Centrale, io vendo l’informazione all’Oms per qualche milione di dollari e poi facciamo a metà”.

C. “Ah, ah. Il solito italiano tangentocrate. Nemmeno a un passo dalla morte rinunciate a rubare. Pensa piuttosto alla tua anima. Noi Covid non siamo idolatri del denaro. Ci nutriamo di carne umana, non di aria fritta. Voi lo adorate e così vi siete messi nel sacco da soli. Siete nel pieno potere delle Banche, della Borsa, della Finanza, della globalizzazione. Tranne qualche rara eccezione siete solo degli ‘schiavi salariati’. Leggi un libro di un autore misconosciuto, nemmeno io ne ricordo il nome, il cui titolo però è eloquente: Denaro. ‘Sterco del Demonio’”.

I. “L’autore sono io”.

C. “Mi spiace. Evidentemente non sei mai ‘decollato’”.

I. (Con tono amaro) “Lo dicono. Senti Covid, prima accennavi allo ‘spirito’. C’è una domanda che mi tormenta da sempre: esiste Dio?”.

C. “Noi Covid esistiamo da milioni di anni, da molto prima che comparisse sulla faccia della Terra l’uomo, l’animale più stupido, e insieme più tragico, del Creato. Ma del Metafisico non sappiamo nulla. Esattamente come voi. Sappiamo solo qual è la nostra funzione: sfoltire”.

I. “Sfoltire?”.

C. “Siete troppi. Non per il numero in sé, in fondo sette miliardi non sono poi gran cosa se consideri la vastità del globo. E’ che siete ingombranti. Su ognuno di voi grava un alone enorme, in orizzontale ci sono protesi tecnologiche ed economiche: produzione e consumo, Co2, eccetera. Intendi sicuramente ciò che voglio dire. Sì, siete diventati troppo ingombranti. Farete la fine dei dinosauri. In fondo noi Covid siamo il preannuncio, per la verità al momento molto modesto, dell’estinzione della specie umana”.

I. “Torniamo a noi, Covid. Io ho 76 anni. So di essere nella fascia ‘a rischio’, espressione orribile. Però ho una struttura forte, tutti gli esami lo confermano”.

C. “Ah,ah, ah. Le risonanze magnetiche, le Tac, le ecografie. Io ci vedo molto meglio di una radiografia, sia pur nucleare. Perché sono più vicino. E vedo un tumorino qua, un cancrino là (non ai polmoni che attualmente sono di mia esclusiva competenza), metastasi ovunque”.

I. “Covid, ti prego, lasciami almeno ancora un po’ di tempo. Ai primi di luglio ho uno spettacolo a Elsinore”.

C. “Annullato”.

I. “E ho anche una conferenza fissata da molto tempo, un impegno cui non posso mancare”.

C. “Salta. Per decesso del conferenziere”.

I. “Covid…”.

C. “Oh, oh come zono piccolino. Come zono piccolino”.

I. “Coviiiid!”.

Spam.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 21 giugno 2020

 

 

 

 

0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

E’ perlomeno curioso che il Venezuela chavista, che non ha mai avuto mire espansive, tantomeno in Europa, abbia finanziato un movimento politico italiano nel 2010 quando i Cinque Stelle non erano ancora nati (si costituiranno ufficialmente nel 2012) ritenendolo “di sinistra, rivoluzionario e anticapitalista” e quindi a lui affine.

A mio avviso la probabilissima fake del quotidiano spagnolo Abc non è tanto un attacco ai 5Stelle, ma piuttosto al bolivarismo venezuelano che è la forma che il socialismo prende in Sudamerica e di cui Hugo Chavez è stato il massimo interprete coinvolgendo, a suo tempo, altri Paesi dell’area. Dietro questa manovra si intravede una ‘manina’ americana come adombra sul Giornale Gian Micalessin (16.6) che pur è un filoyankee a tutto tondo. Naturalmente i giornali italiani anche quando non prendono una posizione precisa su questa fake, si affrettano comunque a definire il regime di Nicolàs Maduro, l’erede di Chavez, una “dittatura” e per Alessandro Sallusti, che riesce a superare se stesso e non legge nemmeno gli articoli dei suoi inviati, addirittura “una criminale dittatura comunista”. A Sallusti sfugge la differenza fra socialismo e comunismo, ma la cosa non ci sorprende. Dico: in quale dittatura un personaggio che tenta un colpo di Stato con l’aiuto economico e non solo economico americano, come ha confessato il generale venezuelano a riposo Clìver Alcalà, vale a dire il “giovane e bell’ingegnere” Juan Guaidò, rimarrebbe a piede libero invece di essere arrestato? Ma nemmeno in democrazia un personaggio del genere se la caverebbe così a buon mercato. Nella democratica Spagna gli indipendentisti catalani, che hanno qualche buona e storica ragione in più degli oppositori di Maduro, sono incarcerati (sette) da quasi tre anni e il loro leader Puigdemont è in esilio.

La storia dell’ultimo Venezuela si può riassumere così. Morto di cancro Hugo Chavez, un leader indiscusso, gli Stati Uniti hanno pensato che fosse giunto il momento per liberarsi del socialismo bolivariano e hanno cominciato ad aggredire il Venezuela con le consuete sanzioni economiche cercando di ridurre il Paese in povertà. In una situazione del genere si crea un ovvio malcontento fra la popolazione. Ci sono state ribellioni e 139 vittime civili, divise equamente fra sostenitori di Guaidò e di Maduro, non però ad opera della polizia venezuelana ma degli estremisti delle due fazioni. Più recentemente gli americani sono arrivati alla squisita carogneria di impedire che l’Oms distribuisse 5 miliardi di aiuti al Venezuela perché potesse fronteggiare il Covid. La nomina come ministro del Petrolio di Tareck El Aissami, chiamato a ristrutturare tutto il settore energetico, ha preoccupato molto Washington che ne vorrebbe la defenestrazione con i soliti metodi (condanna ‘de remoto’, cioè dagli Stati Uniti, per presunti traffici di droga) perché El Aissami, di origini libanesi-siriane, ha buoni rapporti con l’Iran. Il Venezuela non ha forse il diritto, come ogni altro Stato, di scegliersi i propri alleati?

Maduro, numero due di Chavez, è stato eletto Presidente del Venezuela con regolari, anche se molto contestate dall’opposizione, consultazioni democratiche. Bene. Il generale Al Sisi è arrivato al potere non con consultazioni contestate ma con un colpo di Stato che ha messo in galera la dirigenza, compreso il presidente Morsi, dei Fratelli Musulmani vincitori delle prime elezioni libere in Egitto. Poi ha assassinato 2.500 oppositori, mentre altrettanti risultano desaparecidos. Calcoli in difetto dato che dall’Egitto non filtra più alcuna notizia perché sono state abolite tutte le libertà civili a cominciare da quella di informazione. Ma mentre si fanno le pulci a Maduro sull’Egitto si tace. Matteo Renzi, quando era Presidente del Consiglio, siccome non gli riesce proprio di tenere la bocca chiusa, si arrischiò a dire che Al Sisi era “un grande uomo di Stato” (io direi di colpi di Stato). Ma adesso facciamo anche di peggio. Il nostro governo ha dato il suo imprimatur alla vendita di due fregate Fremm all’Egitto. Non olet. Anche se poi Al Sisi trasforma questo appoggio in aiuti a quell’altro generale tagliagole Khalifa Haftar che con i suoi bombardamenti su Tripoli, dove risiede il governo legittimo o quantomeno legittimato dall’Onu di al-Sarraj, impedisce qualsiasi soluzione del dramma libico di cui sono responsabili i francesi di Sarkozy, gli americani di Obama e, in misura minore, gli italiani di Berlusconi.

Insomma siamo di fronte al solito doppiopesismo dei Paesi occidentali. Ma poiché “accà nisciuno è fesso”, nemmeno in Medio Oriente, non possiamo poi meravigliarci che tutti ci odino e l’Isis impazzi in Egitto e altrove in attesa di riprendere la propria azione in Europa (“io vengo a restituirti un po’ del tuo terrore, del tuo disordine, del tuo rumore”, Il bombarolo, De André).

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 19 giugno 2020

0
0
0
s2sdefault
powered by social2s

Mi dicono che su Libero Feltri mi attacca perché mi sarei definito “erede di Montanelli”. Lasciamo pur perdere che il Premio Montanelli alla carriera e alla scrittura l’ho preso io e non Vittorio Feltri (“alla scrittura” mi parrebbe proprio difficile, Feltri stesso, quando eravamo in rapporti migliori, ammise, con un’umiltà che gli fa onore, che scrivo meglio di lui, d’altro canto io, a differenza sua, non saprei dirigere un giornale visto che non sono in grado di dirigere nemmeno me stesso). Lasciamo anche perdere che Feltri andò al Giornale, al servizio di Berlusconi, cosa che ha alcuni vantaggi ‘collaterali’ proprio per i motivi per cui Montanelli lo lasciava. Le cose sono andate così. Letizia Moizzi, la nipote di Indro, è stata la persona più vicina a Montanelli, e quindi ai suoi umori, negli ultimi anni della sua vita. Letizia mi disse che allo “zio Indro” non sarebbe dispiaciuto che fossi io a sostituirlo nella rubrica di risposte alle lettere che teneva sul Corriere. Quando Montanelli morì, Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere, telefonò a Letizia per avere un consiglio. “Noi –disse De Bortoli- avremmo pensato a Biagi”. Letizia: “Se volete far rivoltare lo zio Indro nella tomba mettete pure Biagi”. “E allora chi?” chiese De Bortoli. Letizia: “A Montanelli piaceva molto Massimo Fini”. Ferruccio svenne. Quando riprese i sensi disse: “Ma Fini è pieno di querele” (non era nemmeno vero, le querele, soprattutto da parte dei berluscones, le prendo oggi che scrivo sul Fatto). Letizia: “Dai, Ferruccio, non mi dirai che il Corriere si fa spaventare da queste cose”. Ci fu un momento di silenzio, De Bortoli riprese: “E poi Fini è un anarchico”. Letizia: “Ma, in fondo, anche lo zio Indro era un anarchico”.

Fin qui le cose verificabili perché, grazie a dio, sia De Bortoli che Moizzi sono vivi, sopravvissuti al Covid. Aggiungo una cosa che verificabile non è più. Una volta stavo chiacchierando al telefono con Montanelli, parlavamo di Berlusconi, dicendone naturalmente peste e corna. D’improvviso Montanelli aggiunse: “Ma Feltri è molto peggio”. Me ne stupii, perché di Feltri, almeno del Feltri di allora, io avevo una percezione diversa. Oggi comincio a pensare che Montanelli avesse ragione.

Comunque questa è l’ultima volta che replico a Feltri o agli sgherri e sgherre che manda in avanscoperta. Seguirò il consiglio, anzi la preghiera, della mia ex fidanzata, Beba Marsano, una storica dell’arte che scrive sul Corriere e bene: “Non devi più polemizzare con Feltri, ti abbassa troppo”.

m.f.

Il Fatto Quotidiano, 18 giugno 2020