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Onorevole Roberto Speranza,

nel governo del Re Taumaturgo, che dovrebbe salvarci dal Covid, dalle varianti inglese, sudafricana, brasiliana, accelerare le vaccinazioni, guarirci dalle scrofole e dalla scabbia, lei ha conservato il suo posto come ministro della Salute. È comprensibile perché sarebbe stato davvero imperdonabile buttar via l’esperienza che lei e i suoi tecnici avete fatto durante l’ultimo, difficile, anno. Ma devo farle una domanda. Lei crede davvero che la popolazione possa reggere, dal punto di vista nervoso e proprio della salute, il logorante stop and go dei lockdown fino al 31 luglio, come ha dichiarato un paio di mesi fa? Voi dite che queste misure di reclusione sono state prese soprattutto per salvaguardare i soggetti più “fragili”, in particolare noi vecchi. Invece, con la bontà sanguinaria delle buone intenzioni, ci state uccidendo. Lei sa bene che l’attività motoria non è semplicemente indispensabile, ma vitale nel senso letterale del termine, per un vecchio. State, si dice, facendo qualche apertura sulle visite ai musei, che hanno poco a che fare con la cultura ma piuttosto con il consumo della cultura che è un’altra cosa, mentre siete inflessibili sulle palestre e sulle piscine. Ora il nuoto è l’esercizio fisico più adatto a un vecchio, perché mette in azione tutte le parti dell’organismo senza sforzo dato che, galleggiando, è come se si muova in assenza di gravità. Inoltre, a sentire gli esperti, il cloro uccide il Covid. Correre è tutt’altra faccenda, perché pesa sulle ginocchia e sulle anche che sono, tra le altre, parti molto fragili del corpo dei vecchi.

Ci avete impedito, come al resto della popolazione, ogni sorta di socialità. Non possiamo vedere figli e nipoti per il timore che ci infettino e neanche avere fra di noi un minimo di convivialità, quella di cui canta Fabrizio De Andrè: “Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino, quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino, li troverai là col tempo che fa estate e inverno, a stratracannare a stramaledire le donne il tempo ed il governo. Loro cercan là la felicità dentro un bicchiere, per dimenticare d’esser stati presi per il sedere”. Quella della socialità è una perdita grave per tutti, ma lo è in particolare per un vecchio che in genere è un uomo solo (coniuge o gli amici di un tempo sono morti o sparsi per il mondo). E, anche se lei non è un medico, sa che le statistiche dicono che la solitudine uccide più del fumo. Inoltre è estremamente pericoloso, per la salute, sottrarre un vecchio alle sue abitudini. Lo si vede bene, è esperienza comune, quando dalla propria casa viene trasferito in una RSA. Muore nel giro di pochi mesi, il Covid può dare solo l’ultimo colpo. Il combinato disposto della mancanza di movimento e di socialità è micidiale, mortale. Il vecchio viene preso da una furia incontenibile perché, se non è un essere irrazionale, capisce bene che gli si sta impedendo di vivere quelli che, ragionevolmente, sono gli ultimi spiccioli della sua vita. Ma è vecchio, non ha più le energie per ribellarsi, anche se ha capito benissimo di esser stato preso, ancora una volta, “per il sedere”. Che cosa resta a un vecchio single? Vedere su Sky, se ha i soldi per permetterselo, partite che non sono partite di calcio perché il calcio senza pubblico non è calcio, ma una sorta di Playstation? O i soliti talk politici con la solita, insopportabile, stravedutissima, compagnia di giro? Può leggere, certo. Peccato che più di un milione di italiani, in genere per fortuna vecchi, abbia malattie agli occhi che gli impediscono la vista. Gli resta, come tutta compagnia, il latrare del cane del vicino e persino lo sciacquone che vuol dire che un essere vivente c’è pure da qualche parte.

E veniamo agli “effetti collaterali” dei lockdown stop and go anche nei soggetti che vecchi non sono. Le statistiche ci dicono che è aumentato di un terzo l’uso di psicofarmaci, di droghe leggere e pesanti, di alcol, di fumo. L’immobilità porta fatalmente all’obesità, che è la madre, o una delle madri, di molte patologie, diabete, disturbi cardiovascolari, infarto, ictus, sul cui aumento nel periodo Covid ci piacerebbe avere delle statistiche precise.

Sorprende anche un altro dato. Nel periodo del lockdown sono diminuite le nascite. Ma come, pensa uno, se non hanno null’altro da fare almeno scoperanno? Evidentemente non è così o forse, più probabilmente, il distanziamento sociale impedisce ai ragazzi e alle ragazze single di incontrarsi, di intrecciare nuovi amori e, se del caso, di fare figli.

Particolarmente difficile è la situazione degli adolescenti e dei preadolescenti, il cui profondo malessere viene da lontano, ma che il Covid ha fortemente accentuato. I dati sono impressionanti. Nel Reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale Regina Margherita di Torino i ricoveri per tentativi di suicidio sono passati da 7 nel 2009 a 35 nel 2020. Nel Reparto di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Bambin Gesù di Roma, i ricoveri per attività autolesive e tentativi di suicidio sono passati da 12 nel 2011 a più di 300 nel 2020. Siamo arrivati al suicidio o al tentativo di suicidio dei bambini propriamente detti, un fatto del tutto nuovo nella storia della medicina mondiale. La solitudine sociale degli adolescenti o dei preadolescenti (DAD, no a ogni sport collettivo) ha aumentato a dismisura quello che era già un problema gravissimo: un ulteriore uso e abuso degli smartphone e della Playstation. Che cosa verrà fuori da questi giovani dissociati lo vedremo nel tempo. Insomma, a noi vecchi avete rubato gli ultimi spiccioli dell’esistenza, ai ragazzi qualche anno di quella che, Paul Nisan permettendo, è la migliore età della vita (“Ragazzo. Che meravigliosa parola. Essere un ragazzo. Avere vent’anni.” Ragazzo, Storia di una vecchiaia).

Ci sono infine altri danni “collaterali”. Il terrorismo della pandemia, con i conseguenti lockdown stop and go, ha reso molto difficile e a volte impossibile la cura di patologie ben più gravi del Covid. In Italia muoiono per tumore 193.000 persone l’anno (quelli per Covid sono per ora 93.000). Anche qui piacerebbe sapere se nel 2020 sono aumentati i morti per tumore e ancor più le diagnosi per tumore che viaggiavano intorno ai 370.000.

La Svezia è stata molto criticata perché praticamente non ha fatto i lockdown. I morti per Covid sono, per ora, poco più di 12.000. Certo c’è da tener conto che la Svezia ha 10 milioni di abitanti, in spazi larghissimi, ed è molto lontana dalla micidiale urbanizzazione che è la caratteristica dell’Europa continentale e di tanti altri paesi del mondo (urbanizzazione che è uno dei tanti effetti perversi della modernità che ha spopolato le campagne a favore delle città). Ma la questione è un’altra. Bisognerebbe sommare le morti per Covid a quelle provocate direttamente o indirettamente dai lockdown, insieme all’aumento dell’obesità, delle depressioni, dei disturbi cardiocircolatori, degli infarti, degli ictus, che morte non sono ma molto le assomigliano o comunque la preparano.

Di fronte alle critiche che le venivano mosse la ministra svedese della salute Lena Hallengren ha detto: “I conti seri li faremo fra due o tre anni”.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 20 febbraio 2021

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Diceva il “divo Giulio”, che per competenza, conoscenza dell’Italia, sia in senso storico che della macchina amministrativa, intelligenza, arguzia e stile sta cinque spanne sopra i nani di oggi e che in qualsiasi altro paese europeo sarebbe stato un grande uomo di Stato, ma che in Italia ha dovuto essere una sorta di ircocervo, metà uomo di Stato e metà, forse, delinquente (anche se è sempre uscito indenne dalle sue vicende giudiziarie difendendosi nei processi, al pari di Forlani, come deve fare un politico che abbia il senso delle Istituzioni), diceva quindi Andreotti che “a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca quasi sempre”.

Quindi faremo anche noi, in questo Paese zeppo di cattolici, che non vuol dire affatto essere cristiani, un cattolico processo alle intenzioni. Il Recovery Fund di 209 miliardi, il massimo ottenuto da un Paese europeo, grazie a Giuseppe Conte con l’appoggio decisivo di Angela Merkel, ci è stato accordato il 21 luglio 2020. È da quel momento che il catto boyscout Matteo Renzi comincia a tirare la corda e a fare il suo sordido lavorio per abbattere il governo di Giuseppe Conte. Perché quei miliardi facevano gola a molti, banchieri, finanzieri, persone irreprensibili perché vestono in giacca e cravatta e pranzano all’ora di pranzo e cenano all’ora di cena, partiti, e si sapeva benissimo che Conte può avere molti difetti – io peraltro non ne vedo – ma non era moralmente corruttibile. Quindi andava fatto fuori. Da qui parte la trama ordita, concordemente, dal catto boyscout, dal catto Tatarella e dal catto banchiere di “altissimo profilo” Mario Draghi. Questa, secondo me, posso sbagliare naturalmente, è la storia di quel golpe di stato mascherato che ha portato al governo Mario Draghi, altrimenti non si spiegherebbe come l’attuale governo che pantografa sostanzialmente quello precedente tenga insieme tutti, il diavolo e l’acqua santa, però con la decisiva esclusione di Giuseppe Conte (oltre che, per ovvi interessi berlusconiani, di Bonafede).

Messaggio per il cattolico Marco Travaglio. In questa fogna di paese chiamato Italia siete tutti cattolici. Questo non ti fa venire qualche dubbio non sulla tua fede, che son cazzi tuoi, ma sulla potenza che il cattolicesimo, che non ha nulla a che vedere col cristianesimo, cioè coll’affascinante borderline di Nazareth, ha assunto negli ultimi decenni in Italia? In fondo a tener fede alle parole del laico e liberale Camillo Benso di Cavour, “libera Chiesa in libero Stato”, sono stati proprio i democristiani a partire da don Sturzo passando per De Gasperi ed arrivando a Fanfani e alla sua generazione. Adesso abbiamo uno Stato prigioniero dell’ipocrisia cattolica, dei catto boyscout, dei catto banchieri, dei catto Presidenti, l’unica vera e sola Santissima Trinità.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 14 febbraio 2021

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Il New York Times ci informa che ad Herat, una delle città più moderne e modernizzanti dell’Afghanistan, è in atto, come un’abituale forma di profitto, la vendita di organi, soprattutto reni, strappati ai ragazzi afghani in cambio di poche migliaia di dollari (3.500 è la tariffa media). L’Afghanistan è da sempre un paese povero, privo di quelle risorse, come il petrolio e il gas, che fanno tanto gola agli occidentali. Ma mai nella sua storia, passata e recente, si era assistito a un tale sconcio. L’invasione sovietica del 1979, durata dieci anni, aveva ulteriormente impoverito questo paese già povero, ma non ne aveva intaccato le strutture morali e culturali. La lotta per il potere fra i “signori della guerra” (Massud, Heckmatyar, Dostum, Ismail Khan) non aveva certo contribuito a migliorare le cose. Quando nel 1996 i talebani del Mullah Omar presero il potere il paese sembrò trovare un periodo di tranquillità, di pace e di autosufficienza alimentare che è durato fino al 2001, anno dell’invasione occidentale in Afghanistan. Certamente col Mullah Omar un traffico di organi non sarebbe stato nemmeno pensabile. Avrebbe fatto impiccare immediatamente chi ci avesse provato, non solo perché traffici del genere sono proibiti dal Corano, ma perché sono inammissibili per qualsiasi etica, religiosa o laica che sia. Oggi ad Herat esiste un ospedale, il Loqman Hakim Hospital, che si vanta di aver operato più di mille trapianti di reni in cinque anni. Nell’ultimo capitolo del mio libro “Il Mullah Omar”, del 2011, intitolato “Come si distrugge un paese”, avevo puntualmente descritto come l’operazione americana, denominata beffardamente Enduring Freedom, avesse devastato economicamente, socialmente, culturalmente, moralmente l’Afghanistan e la sua popolazione. Evidentemente dal 2011 Enduring Freedom ha fatto dei grossi passi avanti se questo traffico di organi, che è più grave del traffico di esseri umani tipo quello che c’è fra la Libia e l’Italia, si può svolgere tranquillamente sotto gli occhi di tutti senza che nessuno, a cominciare da Amnesty International e da tutte quelle organizzazioni internazionali tanto attente ai “diritti umani”, osi alzare un dito o emettere un ‘flatus vocis’. Ma la cosa ancor più grave, almeno per noi, è che Herat è sotto il controllo italiano. Abbiamo 800 soldati là. Cosa fanno e cosa fanno i loro comandi? Cosa fa il nostro ministero degli Esteri e in particolare quello che, per il momento, è ancora il capo di quel dicastero, il cattolicissimo e pio Luigi Di Maio, a cui da tempo avevo segnalato la gravissima situazione afghana e la nostra corresponsabilità? Come mai notizie così sconcertanti, così gravi, così abominevoli le dobbiamo avere dal New York Times, che sarebbe il primo interessato a tacerle dato che l’invasione dell’Afghanistan è soprattutto di mano americana, mentre lì noi siamo solo a fare i servi sciocchi, fedeli come cani ma sleali come sempre?

Noi non abbiamo mai creduto ai Tribunali internazionali per “crimini di guerra” perché sono i tribunali dei vincitori, ma se questi Tribunali esistessero davvero io penso che i signori Bush e Obama e gli esecutori materiali di Enduring Freedom dovrebbero essere impiccati come i criminali nazisti a Norimberga.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 13 febbario 2021