E’ di pochi giorni fa l’attentato alla Turkish Aerospace Industries di Ankara rivendicato dal Pkk, “Partito dei lavoratori del Kurdistan”, il cui capo, almeno formalmente, è ancora Öcalan che dopo anni di persecuzioni del governo turco, prima ancora che al potere arrivasse il tagliagole Recep Tayyip Erdoğan, attuale alleato degli Stati Uniti poiché sta nella Nato (la più importante base americana nel mondo è a Incirlik) si era rifugiato in Italia, ma Massimo D’Alema, che era capo del governo – ed è incredibile come quest’uomo intelligente che aveva studiato politica sulle ginocchia di Togliatti nella sua vita le abbia sbagliate tutte – lo rispedì al mittente cioè nelle prigioni turche dov’è tuttora ristretto e perno di oscure trattative.
I curdi sono un’antica popolazione ‘tradizionale’ indoeuropea che abita un vasto territorio chiamato appunto Kurdistan. Ma poiché non sono né cristiani, né islamici, né ebrei non hanno santi in paradiso così il loro territorio è diviso fra Turchia (dove sono circa 20 milioni), Iran (fra gli 8 e i 12 milioni), Irak (fra i 6 e gli 8 milioni), Siria (fra i 2 e i 6 milioni) e Azerbaigian. Sembra incredibile ma il trattamento migliore l’hanno avuto dai russi, che occupavano l’Azerbaigian dal 1920, i quali diedero l’indipendenza ai curdi che abitavano quella regione.
Nel 1920 il Trattato di Sèvres riconosceva il diritto all’indipendenza del Kurdistan, ma solo tre anni dopo quello di Losanna se lo rimangiò perché così conveniva alle potenze del tempo. Da allora i curdi, che sono un popolo pastore e nomade, fiero, coraggioso, ospitale, guerriero e anche feroce ma con un proprio e profondo senso etico come accade spesso nelle comunità che chiamiamo “tradizionali” (il furto, tanto per fare un esempio, è praticamente sconosciuto) si battono per la loro indipendenza ma vengono regolarmente mazzolati dagli Stati che occupano il loro territorio, disposti anche alle più incestuose alleanze pur di tenerli a bada. Dall'ottobre del 1984 fra Turchia ed Irak esiste un patto leonino che consente ai rispettivi eserciti di inseguire, aI di là dei confini, i ribelli curdi. In alcuni di questi raid i turchi hanno usato il napalm. Saddam ha raso al suolo 3000 dei circa 4500 villaggi curdi in territorio irakeno. Ma il peggio è avvenuto nel 1988 quando ad Halabaya Saddam gasò in un sol colpo cinquemila curdi irakeni nella totale indifferenza del cosiddetto “mondo civile” tutto schierato con l'Irak in funzione anti-khomeinista (sia detto di passata in Turchia i curdi non possono essere definiti come tali, ma devono essere chiamati “turchi di montagna”).
I curdi sono stati essenziali, insieme all’aviazione americana, nell’abbattere lo Stato Islamico di al-Baghdadi. Si aspettavano quindi di essere remunerati in qualche modo. Invece no. Nell’Irak irakeno le condizioni dei curdi furono addirittura peggiorate senza che gli americani muovessero un dito in loro difesa. Ha scritto il giornalista americano William Safire sul New York Times: “Svendere i curdi è una specialità del Dipartimento di Stato americano”.
30 Ottobre 2024, il Fatto Quotidiano
Il governo inglese ha in programma di distribuire gratis un farmaco, chiamato Ozempic, ai cittadini britannici considerati obesi che rappresentano il 29 per cento della popolazione. In Italia, secondo la Fondazione Veronesi quattro cittadini su dieci sono in sovrappeso e uno su dieci è decisamente obeso.
E’ un provvedimento giusto, anche se ci sono alcuni effetti collaterali da non sottovalutare, la pancreatite e disturbi gastro intestinali, perché l’obesità è la madre, o quasi, di tutte le malattie, in particolare quelle cardiache. Un obeso fa molta più fatica a muoversi di una persona normale o anche semplicemente sovrappeso in modica quantità. Lo vedo anche su me stesso, se aumento anche solo di un paio di chili tutto mi diventa più faticoso (naturalmente questo vale per gli uomini della mia età, i giovani possono essere molto più disinvolti).
Io ritengo però che solo una parte di coloro che sono stati dichiarati obesi sia affetta da una malattia incisa nel loro Dna, l’altra invece è il prodotto di una malattia più vasta che caratterizza la nostra epoca: la bulimia, intesa qui non semplicemente come bulimia di cibo ma di tutto. Inoltre la bulimia, di cibo, è un prodotto della prosperità, dubito molto che un bangla sia bulimico.
In qualsiasi campo noi vogliamo di più, sempre di più, sempre di più. Eppure il lockdown avrebbe potuto insegnarci che di molti bisogni, e quindi di prodotti, potremmo fare tranquillamente a meno. Ma non c’è niente da fare l’attuale sistema vuole che si produca il più possibile per consumare il più possibile, anzi siamo arrivati al paradosso che noi non consumiamo più per consumare, ma consumiamo per poter produrre (discorso già fatto su queste pagine, ma repetita iuvant).
Ma torniamo al cibo. Fino a non molti anni fa c’era un solo programma destinato al cibo, la “prova del cuoco” su Rai 1 che introduceva al Tg1 condotto dalla bella Antonella Clerici che non ne faceva una malattia se ingrassava togliendo quindi al telespettatore ogni senso di colpa. Bella, simpatica e coraggiosa se in un’intervista sovrappensiero dichiarò: “non posso fare a meno del cazzo”.
Oggi ci sono almeno quaranta programmi dedicati alla ristorazione con cuochi che si affrontano in sfide che hanno il tono dell’O.K. Corral. Lo chef è diventato anzi un punto di riferimento e un leader anche al di fuori della ristorazione. Prigožin, prima di aver tentato un colpo di stato poi fallito, era lo chef di Putin.
Io detesto poi i grandi ristoranti dove lo chef viene al tavolo e ti spiega i suoi piatti. Che cosa gli vuoi dire: che fan schifo? Preferisco trattorie modeste dove non ci sono queste cerimonie ridicole.
Con Antonella Clerici ho poi un debito di riconoscenza. Nel 2005, mi pare fosse il 2005, ero uno dei candidati al Premio Bancarella col mio “Nietzsche. L’apolide dell’esistenza”. In quel periodo soffrivo di una grave forma nervosa, non potevo parlare stando in piedi senza che mi tremassero le gambe e questo era molto preoccupante perché di lì a poco avrei dovuto recitare a teatro nel Cyrano. Oltre al vincitore erano intervistati il secondo e il terzo arrivato. Mi alzai in piedi ma mi tremavano le gambe. Antonella, intuendo il mio disagio, mi cinse le spalle e quella calda femminilità mi tranquillizzò. Le donne, quando non sono perfide, hanno un naturale istinto materno (per la verità sono perfide fra di loro, nelle elezioni le donne riluttano a votare altre donne, non se ne fidano).
La cosa curiosa è che poi quando feci effettivamente teatro quel pericoloso disturbo era sparito. Anzi. Quando ero dietro le quinte (io dovevo essere il primo a entrare e dalla mia prestazione dipendevano anche quelle degli altri attori) dicevo a me stesso: “Massimo, tu dovresti essere folle di paura” e invece avevo solo voglia di entrare. Sono anche convinto che sia lo stesso palcoscenico – io recitavo a piedi nudi – a darti energia. E più arrivavo stanco a teatro più, secondo le fantasiose interpretazioni del mio regista Edoardo Fiorillo, avrei recitato meglio.
Fatto sta che dopo il caldo abbraccio di Antonella non ebbi più problemi. Misteri della psiche umana. Come la bulimia quando non è una malattia ma è indotta.
25 Ottobre 2024, il Fatto Quotidiano
“Il disegno di legge che rende l’utero in affitto reato universale è finalmente legge” ha dichiarato sui social la premier Giorgia Meloni. Non condivido la definizione di “reato universale” cui Meloni è stata spinta forse dal suo eccesso di protagonismo, più probabilmente dalla sua profonda fede cattolica. Sarebbe inquietante che l’Italia volesse imporre le proprie leggi e i propri costumi ad altri popoli, per questo ci sono già gli Stati Uniti. Sono invece totalmente d’accordo sulla sostanza del provvedimento la cui novità è rispetto alla legge n. 40 del 2004 che a essere penalmente perseguibili sono tutti i cittadini italiani anche quelli che vivendo in Paesi dove la “maternità surrogata” è lecita, o che ci vadano apposta, la esercitino.
Mi sembra disumano che a una donna che porta in grembo per nove mesi una creatura, con tutte le pesanti modificazioni sul suo corpo che comporta la gravidanza, e dopo aver affrontato i dolori del parto, questa creatura le sia strappata per darla a una coppia infeconda finendo per commercializzare il bebè. Ha detto anche Matteo Salvini, col quale una volta tanto siamo d’accordo: “vittoria contro lo squallido business miliardario che sfrutta le donne per fini economici e mercifica orribilmente i bambini”. Ha aggiunto Meloni: “la vita umana non ha prezzo e non è merce di scambio”. Invece nell’attuale sistema, basato sul business, tutto è diventato merce. Ma la “maternità surrogata” è disumana anche nei confronti del nascituro il quale non saprà mai chi è la sua vera madre o quando lo verrà a sapere questa conoscenza provocherà in lui gravi problemi di identità. C’è anche da dire che molto spesso questa voglia di avere a tutti costi un figlio maschera un bisogno di possesso e di accreditamento sociale perché come si ricava da una recente inchiesta, pubblicata dal Corriere della Sera da Elvira Serra (07.10), si ritiene che una donna che non ha figli valga socialmente meno di una che ne ha.
Chi non ha figli, uomo o donna che sia, dovrebbe farsene una ragione invece di violentare la Natura grazie a marchingegni alla Frankestein. Il discorso vale anche per tutte le ricerche e le diavolerie tecno-mediche che si stanno facendo sul Dna. Ne La mia Costituzione, pubblicato sul Fatto il 28.03.2018, all’articolo 29 si legge: “E’ proibita qualsiasi ricerca che intenda andare a intaccare o modificare il Dna umano o animale. I trasgressori sono puniti con la pena dell’ergastolo”. Purtroppo, o per fortuna, io non sono il padrone del mondo.
Dicevo che la “maternità surrogata” è contro natura. Intendiamoci bene: non intendo con ciò scomunicare l’omosessualità. L’omosessualità o la bisessualità, negli uomini come negli esseri umani, esiste da che mondo è mondo. Tutta la società romana era, soprattutto nelle classi dirigenti, bisessuale, ma dagli storici questa tendenza è stata addebitata quasi solo a Nerone che più schietto, più sincero, più coraggioso degli altri la ammetteva e a differenza dei moralisti dell’epoca, a cominciare da Seneca, non la condannava.
Il discorso di fondo, che gira intorno alla “maternità surrogata” ma non lo completa e va ben oltre è che noi ci siamo troppo allontanati dalla Natura. La Natura ha elaborato le sue leggi in miliardi di anni cioè da quando esiste il Cosmo. Uno scienziato che faccia una formidabile invenzione non sa, e non può sapere, le varianti che mette in circolo. Intendiamoci bene anche qui. Da quando l’uomo esiste ha cercato di modificare la Natura non perché, come sosteneva la sociopsicoantropologa lda Magli, ha un pene che aggetta in fuori (anche l’asino ha un pene che aggetta in fuori, una specie di arco fra terra e cielo, ma non per questo è diventato qualcosa di diverso, è rimasto un asino, come Ida Magli) ma perché anche quello di modificare la Natura è un bisogno naturale dell’essere umano. Ma anche qui ci sono dei limiti (“l’errore è una verità impazzita” diceva Chesterton) ben individuati dalla cultura greca la più profonda che l’umanità abbia espresso insieme a quella buddista. Lo dico nei loro termini: l’hybris, vale a dire il delirio di onnipotenza dell’uomo, provoca la phthónos theôn, cioè l’indivia degli Dèi e quindi l’inevitabile punizione. Sono assolutamente convinto che la Scienza, non la Scienza in sé che è conoscenza ed è quindi consustanziale all’essere umano, ma la Scienza tecnologicamente applicata sia, come ho già scritto, più pericolosa dell’Isis. Perché alla velocità cui stiamo andando, sempre crescente, senza che nessuno, scienziato o anche politico, si impegni per rallentarla in qualche modo, ci porterà inevitabilmente alla phthónos theôn, non da parte degli Dèi, che non esistono, ma dell’intrinseca molla economica oltreché scientifica che muove, dall’Illuminismo in poi, l’intero sistema attuale.
22 Ottobre 2024, il Fatto Quotidiano