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La Germania rilutta a svuotare i propri arsenali a favore di quelli ucraini, in particolare fornendogli i carri armati Leopard che in tema di armatura pesante sono quanto di meglio ci sia al mondo. E ha le sue buone ragioni. L’Ucraina a furia di essere rimpinzata di armi dai paesi dell’Unione europea e dagli Stati Uniti è diventata il Paese più armato d’Europa e si prospetta, in un futuro prossimo venturo, come un pericolo per la stessa Unione Europea che è la vera vittima di questa guerra tra Russia e Stati Uniti per interposta Ucraina.

Gli americani hanno invece deciso di dare i loro Patriot a Zelenski. Il loro obiettivo è che la guerra duri più a lungo possibile, non solo per logorare la Russia, ma perché in un momento in cui la loro economia è in difficoltà, con i licenziamenti a catena nelle Big tech, hanno tutto da guadagnarci: gas venduto all’Europa a prezzi triplicati, i propri arsenali semi-svuotati che dovranno essere rimessi a norma rilanciando così l’industria degli armamenti americana.

Non mi sembra che si possano accusare i russi di colpire volontariamente i civili, mirano alle strutture energetiche come si è sempre fatto da che guerra è guerra. I civili morti in Ucraina sono allo stato circa settemila in un anno. L’Italia nella seconda guerra mondiale, durata però cinque anni, ha perso 193mila soldati /civili, intendendo con ciò non solo quelli dell’esercito regolare ma i civili che si sono arruolati nelle due opposte fazioni, e 25mila civili propriamente detti.

L’arroganza, insieme a un’innata volgarità, di Volodymyr Zelenski sta superando ogni limite. In video conferenza con Davos, noto covo di benefattori dell’umanità, ha affermato: “Non è sicuro che Vladimir Putin sia ancora vivo, potrebbe essere una sua controfigura quello che compare sugli schermi”. Non mi pare che Vladimir Putin si sia mai espresso in termini così sprezzanti nei confronti del Presidente ucraino. Anzi segnali di apertura alle trattative sono venuti proprio da Putin e non da Zelenski che ha disposto per legge che con la Russia di Putin non si può trattare. Si illude Zelenski, e con lui gli occidentali, che Putin possa cadere. Alle sue spalle c’è la ‘moscoia’, cioè la grande Russia delle campagne che appoggia Putin perché ha ridato grandezza e dignità a un Paese che con Gorbaciov aveva ridotto la Russia a un sottoscala degli americani. Ma se mai Putin devesse cadere sarebbe peggio, perché verrebbe sostituito da Medvedev, dai falchi del Cremlino, dagli ipernazionalisti russi alla Dugin che vogliono portare la cosa fino in fondo convinti come sono, forse non del tutto a torto, che gli americani e l’intero occidente vogliano spazzare via dalle mappe geografiche la Russia, l’eterno nemico di sempre.

Zelenski si esibisce dappertutto, scula ovunque in Europa e negli States, più per aumentare il suo prestigio che a favore della popolazione ucraina che non ne può più di questa guerra infinita. Zelenski andrà al Festival di San Remo, cioè in Italia, che fra i servi dei servi degli Stai Uniti è la più serva. Brutto e sinistro segnale. A San Remo ci andò anche Gorbaciov: ”distruggi un Impero e andrai a San Remo”.

Massimo Fini 24 01 2023

 

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"Voglio che stian tutti zitti” (Sono stanco, Bruno Martino)  “Sopra le nuvole c’è il sereno… ma noi siamo qui tra le cose di tutti giorni” (Aria di neve, Sergio Endrigo)

 

“Dio è nel silenzio” ha detto di recente Papa Bergoglio contraddicendosi in re ipsa. Ma “noi siamo qui fra le cose di tutti i giorni” sommersi da un fracasso infernale (è il caso di dirlo). Non siamo più, capaci di sopportare il silenzio. Quando esce una bara dalla chiesa applaudiamo, applaudiamo che cosa? Che quello è morto? Quando negli stadi si chiede un minuto di silenzio è molto difficile che sia rispettato, si vede benissimo che gli spettatori fremono, non aspettano altro che finisca e l’arbitro, prudentemente, accorcia.

La società industriale vive sul fracasso e del fracasso, un fracasso continuo, costante, insopprimibile: il rumore incessante, continuo delle auto, delle moto, della televisione, della radio, dei talk, dove individui senza qualità si accapigliano sul nulla, della musica sparata a palla nei bar, nei locali, nei ristoranti, sui taxi.

Probabilmente il silenzio c’era nella società agricola, il contadino durante la sua dura fatica, in genere solitaria, non aveva anche la forza per parlare, ma il tempo per riflettere sì. Forse oggi solo gli eremiti, gli anacoreti, i seguaci di certe religioni orientali (alla base del pensiero cinese c’è il libro della norma di Lao Tse che postula la “in azione”, la non azione, e per i taoisti “ il Tao detto non è il vero Tao”) conoscono il silenzio. Sono gli Illuminati che si difendono dal rumore di fondo del mondo . C’è una divertente barzellettina. Tre Illuminati non sopportando nemmeno i rumori di fondo salgono su tre cime altissime del Tibet, lontani gli uni dagli altri. Dopo sette anni il primo dice “che pace c’è qui, passano altri sette anni e il secondo afferma “hai ragione”, Dopo ulteriori sette anni il terzo dice “me ne vado, state facendo troppo casino”. Ma forse senza dover ricorrere all’esoterico basterebbe andare in Lapponia dove 80mila sami vivono su una superficie di 320mila mila chilometri quadrati circa, densità 25 abitanti per chilometro quadrato.

 Ma oltre questo silenzio positivo che invita alla riflessione ce ne è anche uno sinistro. Che è proprio quello di Dio. Costui non parla, è dubbio che ascolti, si esprime attraverso suoi intermediari, il più importante  è quell’affascinante borderline che è il Cristo, un uomo che sulla Croce dubita, umanamente dubita “Padre, padre perché mi hai abbandonato?”. Mica che abbia ricevuto una risposta. Poi ci sono intermediari minori, Vescovi, Arcivescovi, preti, fra questi ultimi spicca il classico “prete di campagna”, una conversazione con questo tipo di prete non è mai inutile perché attraverso la confessione conosce la vita.

Insomma Dio è muto. “Se c’è si è nascosto molto bene” dice Rimbaud e Baudelaire rincara la dose: “l’unica scusante di Dio è  di non esistere”. È l’eterno, irrisolto, problema del Bene e del Male. Com’è possibile che Dio “l’immenso, onnipotente" (Maddalena, Alessandro  Mannarino) tolleri il Male sulla terra, anzi, nell’eterna lotta con Lucifero, in qualche modo, per una dolorosa eterogenesi dei fini, lo favorisca?

La sola alternativa è che Dio sia morto. E in effetti lo è nella razionalità illuminista che ha sostituito a Dio la dea Ragione. Ed effettivamente per la nostra se pur limitata ragione è incomprensibile pensare che un bambino di due anni colpito da un tumore possa avere una qualsiasi colpa. Quando Nietzsche afferma che Dio è morto non pensa, prometeicamente, di averlo ucciso lui, ma constata, con un secolo e mezzo di anticipo, perché  è un genio, che Dio è morto nella coscienza dell’uomo occidentale.

Non resta che lo scatto della Fede. C’è chi lo fa, probabilmente per lenire la propria angoscia di morte, questo precipitare nel Nulla dove tutto ciò che hai vissuto, amato, letto non esiste più. Poi ci sono molti a cui questo triplice tuffo carpiato non riesce. Io mi annovero fra costoro e seguo la lezione di Lorenzo il Magnifico:” quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia/chi vuol esser lieto sia/ di diman non c’è certezza”.

Il Fatto Quotidiano 19/01/2023

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“La cattura di Matteo Messina Denaro, il più importante boss della Mafia, è una grande e storica vittoria dello Stato sulla criminalità organizzata”. Questo è l’unanime commento all’arresto di Matteo Messina Denaro. Ed è certamente importante che un criminale così efferato sia stato, come suol dirsi, assicurato alla Giustizia. Una vittoria, per la verità, un po’ tardiva, quasi fuori tempo massimo, diciamo ai supplementari, perché il sessantenne Messina Denaro era malato di cancro al colon e se per curarsi era costretto a sfidare tutte le norme di prudenza, vuol dire che, presumibilmente,  non aveva più molto da vivere. Inoltre se i Ros sapevano, come pare, di questa malattia, non doveva poi essere così difficile sorvegliare gli ospedali oncologici siciliani, non di tutto il Paese, perché si sa che i mafiosi d’alto bordo preferiscono restare in loco dove si sentono più protetti.

La cattura di Matteo Messina Denaro che nella latitanza aveva preso il nome, curiosa ed esoterica coincidenza, di Andrea Bonafede, cognome dell’ex e contestatissimo (dai criminali) ministro della Giustizia, è un’arma a doppio taglio. Perché Magistratura, Ros e polizie varie perdono un punto di riferimento. Per la verità è da tempo che la Mafia ha cambiato tattica e rinuncia ad avere un capo unico, come furono  Toto Riina e Bernardo Provenzano ,si è fatta “liquida”, è dappertutto e da nessuna parte. Questo vale soprattutto per la piu pericolosa delle quattro mafie che abbiamo, un vero record, Mafia propriamente detta , ‘ndrangheta, Camorra, Sacra corona unita, la ‘ndrangehta che ha esteso i suoi tentacoli al Nord Italia e anche oltre (in realtà quando ndranghetosi di medio calibro varcano i confini, come è avvenuto in Germania, vengono subito acchiappati dalla polizia e dalla magistratura tedesca che, come quelle belghe, non hanno tutti i lacci e lacciuoli che ci sono in Italia) dove, da Mani Pulite in poi, si conduce una guerra continua e feroce contro quella Magistratura che oggi si esalta. E’ trent’anni che la Magistratura viene combattuta in nome del peloso “garantismo” di matrice berlusconiana.

Oggi si dice apertamente che la Mafia siciliana ha goduto di ampi favori anche da parte imprenditoriale. Ebbene Silvio Berlusconi ha avuto vari contatti con la Mafia, dallo stalliere mafioso Mangano chiamato ad Arcore per difenderlo proprio dalla Mafia, come se in tutto lo Stivale non ci fossero stallieri un po’ meno compromessi, ai rapporti con Delll’Utri, cofondatore di Forza Italia, condannato a sette anni via definitiva per “concorso esterno in associazione mafiosa”. Nella sentenza definitiva su Dell’Utri, si legge che Berlusconi finanziò regolarmente Cosa Nostra almeno fino al 1992. L’anno delle stragi di Capaci e via D’Amelio.

Ora vorremmo suggerire a Giorgia Meloni, che più o meno lecitamente si fa bella di questa cattura, di guardare all’interno della propria coalizione dove c’è un soggetto come Silvio Berlusconi che oltre a se stesso, il che già basterebbe, ha nel suo gruppo e anche fra i parlamentari soggetti compromessi, o addirittura condannati, per rapporti con le tre maggiori mafie italiane, Mafia, ‘ndrangheta, Camorra ( la Sacra corona unita pugliese fa caso a sé, perché la Puglia e soprattutto il Salento hanno una faccia un po’ più pulita). Fino a quando Silvio Berlusconi sarà il perno, per il momento insostituibile, della politica italiana non ci sarà modo per la Magistratura, per la Direzione investigativa antimafia, per i Ros, per la polizia, per i carabinieri, per quanta competenza e buona volontà ci mettano, di sconfiggere la mafia.

 

Il Fatto Quotidiano, 17 01 2023