L’Economist ha premiato l’Italia come “Paese dell’anno”. Abbiamo battuto in questa corsa Samoa, Moldova, Zambia e Lituania. Naturalmente non ci ha premiato come miglior Paese del mondo, sarebbe surreale, ma come quello che è migliorato di più nel 2021. L’Economist attribuisce questo miglioramento a Mario Draghi.
Io questo miglioramento non riesco a vederlo, in assoluto, ma tanto più se attribuito a Draghi. I 209 miliardi del Recovery Fund sono stati ottenuti dal governo Conte, non da Draghi, sia pur con l’aiuto importante di Angela Merkel che ha tacitato i cosiddetti “Paesi frugali”. A Draghi spetterà spenderli nel migliore dei modi. Ma per ora, secondo un monitoraggio di Sky Tg24, siamo in ritardo nella presentazione dei progetti alla Commissione Ue preceduti dai più importanti Paesi europei, non solo Francia e Germania ma anche la Spagna che ha presentato una prima bozza già a ottobre. Inoltre l’appoggio entusiasta dell’Economist a Draghi è peloso, risponde agli interessi dei mercati londinesi (già, i mercati) a mantenere Super Mario nella posizione di premier, lasciando libero il posto per la posizione di capo dello Stato a Silvio Berlusconi. E questo è un altro punto. Nel 2020 che un delinquente potesse diventare Presidente della Repubblica italiana pareva solo una boutade, sia pur poco divertente, nel 2021, “Draghi imperans”, è una concreta possibilità appoggiata dai partiti e dai partitini che, a stare ai sondaggi, dopo le prossime elezioni politiche formeranno il governo. Io non riesco a capacitarmi che la maggioranza dei cittadini italiani possa accettare che, scontando tutto il resto, un Tale che ha truffato per miliardi un’orfana minorenne possa salire al più alto Soglio dello Stato. Ma evidentemente è così. Perché la moralità pubblica, e anche privata, scende, Draghi o non Draghi, sempre più verso lo zero. E su questa base non si vede a quale “miglioramento”, etico, ma alla fine anche economico, l’Italia possa aspirare. Le sole forze in “miglioramento” sono, non solo le mafie tradizionali, camorra, ‘ndrangheta, Mafia propriamente detta, che sono fenomeni direi ancestrali del nostro Paese, ma anche quell’indecifrabile “mondo di mezzo” che pareva una caratteristica dell’ambiente politico-dirigenziale romano ma che adesso ha raggiunto anche Milano, l’ex “capitale morale”. E non mi pare che il governo Draghi abbia fatto nulla, ma proprio nulla, per cercare almeno di arginare questi fenomeni, ma sarebbe meglio chiamarli cancri, che fanno dell’Italia il paese più corrotto del mondo (ci superano solo alcuni Stati africani che proprio noi abbiamo aiutato a corrompersi – vedi affaire Eni-Nigeria). A Milano non c’è quasi locale di un certo livello che, all’apparenza illibato, non faccia parte del giro di riciclaggio della ‘ndrangheta.
Nel 2021, anno del “miglioramento”, la natalità rispetto al 2020 è scesa ulteriormente, in termini assoluti di 12.500 unità. L’Italia per fertilità (1,3 per donna) e per invecchiamento della popolazione è l’ultima al mondo, superata solo dal Giappone. Anche questo è un fenomeno di lunga data. Rispetto al baby boom dei primi anni Sessanta c’è stato un calo del 60 per cento. Il fenomeno è dovuto a una serie di circostanze, economiche, sociali, psicologiche, che ci è impossibile dettagliare nell’arco di un breve articolo e che ho analizzato in altre occasioni. Ma la denatalità è comunque indice di una scarsa fiducia nel futuro. E i giovani di oggi, nonostante tutta la retorica, ipocrita come ogni retorica, che si fa su di loro, stando ai dati, anche recenti e recentissimi, non hanno alcuna fiducia nel futuro. Draghi o non Draghi.
Il Fatto Quotidiano, 24 dicembre 2021
Martin Eden è un romanzo di Jack London pubblicato inizialmente a puntate sul Pacific Monthly nel 1908. Non è quindi attuale. Non è nemmeno originale perché è una storia d’amore fra un uomo dalle basse origini sociali, Martin Eden, e una ragazza dell’high class, Ruth. Non è originale neppure per il razzismo sociale che si respirava nell’Ottocento, perché su questo sono stati scritti volumi. Martin Eden è invece interessante per chi oggi la pretenda a scrittore. Martin vuole conquistare la fama letteraria per poter sposare Ruth. E scrive, scrive, scrive, racconti, poesie, saggi che manda a decine di riviste che regolarmente glieli respingono. Finché arriverà il libro che gli darà fama internazionale: La vergogna del sole nel romanzo, Il richiamo della foresta nella realtà. Perché Martin Eden è una sorta di autobiografia di Jack London che per anni dovette patire le stesse disillusioni. È una pedagogia dello scrivere, della sua fatica. Martin Eden dovrebbe essere ficcato in testa a martellate a chi oggi si illude di essere uno scrittore perché si abbevera alla Lettura.
Il Fatto Quotidiano, 22 dicembre 2021
"Il Tempo è galantuomo, si dice, ma ci mette troppo tempo" (m.f)
“Lo Stato? Il più freddo di tutti i mostri” (Friedrich Nietzsche).
In Nuova Zelanda sta per essere approvata una legge che vieta ai nati dopo il 2013 di fumare. Attenzione, non solo per il periodo dell’età minorile, che sarebbe ancora ragionevole, ma per sempre. Fa specie che un popolo come quello dei Maori, che ci ha abituato a danze scatenate e liberatorie dopo una vittoria nell’America’s Cup o nei campionati di rugby, sport a sua volta liberatorio perché, sia pur entro certi limiti, permette il libero sfogo della violenza, si sia fatto irreggimentare da una legge di questo genere. In realtà la legge neozelandese non è che un aspetto della tendenza molto più generale dello Stato moderno di entrare anche negli anfratti più intimi della nostra vita privata. Di recente cinque funzionari neoassunti alla Casa Bianca sono stati licenziati perché nel questionario loro proposto avevano ammesso di aver fumato marijuana. Ora è ovvio che io non posso far uso di stupefacenti in un’azienda pubblica, ma a casa mia ho il diritto di fare ciò che più mi pare e piace. Del resto negli Stati Uniti sono da tempo in voga questionari di questo genere anche per il fumo, diciamo così, normale di sigarette. Se si scopre che uno è un fumatore non lo si assume. E come lo si scopre? Facendogli fare un esame del sangue prima dell’assunzione. E qui c’è una doppia violazione della libertà dell’individuo. Perché, almeno per la legislazione italiana, nessuno può essere sottoposto a trattamenti sanitari contro la sua volontà (è il grave problema che si è posto con il Covid e l’obbligatorietà dei vaccini che lo Stato italiano non ha potuto imporre ma solo aggirare).
La legge Mancino va ancora più a fondo nella violazione della sfera privata di un individuo, rende infatti reato l’odio che è un sentimento. E i sentimenti non sono comprimibili. Anche se non è molto intelligente, io ho diritto di odiare chi mi pare e piace. È ovvio che se gli torco anche solo un capello devo finire in gattabuia. Ma questo è un altro piano di discorso perché si passa dall’area dei sentimenti e dei pensieri a quella dell’azione. Ancora un passo – e ci siamo vicini perché in Cina, ma non solo in Cina, si stanno sperimentando queste tecnologie – e lo Stato entrerà anche nei nostri pensieri e ci metterà tutti in gattabuia perché non c’è nessuno che, almeno una volta, non abbia pensato di uccidere questo o quello o l’umanità intera.
Ci sono poi molti casi in Italia in cui solerti assistenti sociali hanno strappato i figli ai genitori perché ritenuti economicamente non all’altezza. Ma chi l’ha mai detto che vivere in un ambiente povero sia preannuncio di una sciagura certa e vivere in uno ricco una garanzia di felicità? Edoardo Agnelli si è suicidato a 46 anni, Christina Onassis a 37. “Col sole e con il mare anche un ragazzo povero può crescere felice” scrive Albert Camus (certo bisogna che ci sia il sole e il mare, secondo me le disuguaglianze climatiche non sono valutate nella loro importanza).
Lo Stato determina poi i nostri comportamenti in modo più indiretto influendo sulla cultura generale. Dobbiamo essere tutti sani e fare almeno sei checkup l’anno, cioè dobbiamo vivere da vecchi fin da giovani, perché se ci ammaliamo le spese per la nostra salute ricadono sullo Stato. Io, dico la verità, anche se giovane non sono, preferisco vivere, e lo Stato risolva questi problemi in altro modo che non sia quello di imporci una salute forzata. La salute è mia e la gestisco io.
Un altro tema è quello del fascismo/antifascismo. A parte frange assolutamente minoritarie, siamo diventati tutti “antifascisti” ora che il fascismo non esiste più, lo eravamo molto di meno quando il fascismo c’era (“Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per prendersi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile facile.” Pier Paolo Pasolini).
Insomma ci stiamo omologando tutti a gran velocità. Ci siamo abituati a subire il Potere, politico o culturale, quale che sia. I “complottisti” sostengono che il Covid non è stato altro che una prova generale per abituarci a obbedire. Sciocchezze. È da tempo che siamo entrati nel mondo di Orwell e che il Grande Fratello decide per noi, docili come pecore, asini al basto.
Il Fatto Quotidiano, 21 dicembre 2021